Il percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento in questione è stato frutto di una curiosità che si era insinuata in me nei confronti dell’arte terapia. Ho chiesto espressamente di creare questo progetto nonostante fosse il mio quinto anno, con tutti gli impegni che esso comporta, questo perché avevo intuito di che portata sarebbero state le competenze morali che avrei sperimentato e acquisito. È difficile da esprimere a parole, ma è stata un’esperienza tanto meravigliosa quanto complicata da affrontare: ho dovuto mettere in gioco tutto per tutto per indagare la parte nascosta dell’arte, quella parte composta da tutti quegli artisti che non vedi in giro per strada, perché internati o considerati malati, pazzi, ancora oggi. Ho dovuto vagare tra tutto ciò che la mia realtà quotidiana considera irrazionale: ho dovuto cercarlo, osservarlo e capirlo. Li ho cercati, li ho osservati. E penso di averli un po’ capiti, gli artisti della Manica Lunga. Esatto, ARTISTI: persone all’apparenza disabili, ma con una personalità ed un modo di affrontare l’arte tutto loro. Mi hanno insegnato ad amare tutto ciò che esteticamente non si può considerare “bello”, ma il concetto di bellezza ormai è una cosa così convenzionale. Mi hanno insegnato ad osservare la realtà in modo diverso, mostrandomi il loro punto di vista. Mi hanno insegnato ad osservare me stessa dall’esterno. Pensavo di avere già una personalità e un minimo di competenza artistica. Mi sbagliavo. In mezzo a loro mi sono sentita banale. Una persona come tutte le altre all’esterno di quell’ambiente protetto, inconsapevolmente legata all’estetica e all’arte intesa tradizionalmente. Certi archetipi sono difficili da aggirare... Devo ammettere che in certi momenti è stato pesante, le situazioni degli utenti dell’atelier erano spesso complesse, aggravate da deficit e trascorsi complicati.... Considero l’arte-terapeuta, Paola Pontiggia, una persona dal carattere davvero forte, con un notevole coraggio nell’affrontare tali situazioni quiotidianamente e tanta passione per il proprio lavoro. Mi sono chiesta....”sarei in grado di reggere un peso del genere?” Che poi, peso non è nemmeno la parola adatta, le persone non possono essere considerate dei “pesi”... In conclusione, è stata un’esperienza soddisfacente e che mi rimarrà impressa per sempre, or - mai fa parte del mio vissuto. Probabilmente sentirò la mancanza dell’atelier e di tutti i suoi artisti.

Rosanna. Luciana. Fausto. Luigi. Alberto. Rosa. Davide. Marco. Giampi. Timo.

L’arte terapia non è solo cercare di curare e far star meglio una persona, ma è permettere che quella persona faccia guarire te.

-Sperimentazione dell’Ambito professionale di riferimento: Arte terapia, intesa come progetto di vita.

-Conoscenza delle basi operative del lavoro.

-Interazione con i frequentatori dell’atelier.

-Sperimentazione della massima libertà espressiva, producendo artefatti istintivi.

-Progettazione e elaborazione di un prodotto artistico che esprima il culmine ed epilogo di questa crescita professionale e personale.