Pieni e vuoti come Luci e ombre
MA graduation project
Acqua e meditazione sono sposate per sempre.
Pieni e vuoti come Luci e ombre è il progetto di tesi del Diploma Accademico di Secondo Livello realizzato a coronamento del Biennio Specialistico in Edizioni e Illustrazione per la Grafica d’Arte all’Accademia di Belle Arti di Urbino.
Il sottotitolo Sentieri interrotti tra Estetica orientale e occidentale, puntualmente segnalato dal relatore del Corso di Estetica all’Accademia di Belle Arti di Urbino prof. Luca Cesari, sintetizza perfettamente lo spirito itinerante dell’approccio.
Un percorso conoscitivo che ha coinvolto numerose e differenti discipline come pittura tradizionale, estetica, arte contemporanea, musica sperimentale, teatro, cinema, letteratura a confronto con le Arti del Ma, perfettamente enucleate nel volume Estetica del Vuoto di Giangiorgio Pasqualotto edito da Marsilio.
Un continuo confronto e dialogo da non ridurre ad analisi comparativa, ma fecondo accostamento di tratti in comune e assonanze sintetizzate attraverso capitoli non monografici, ma aperti alla contaminazione. Parole chiave hanno sottolineato l’atmosfera sottesa come “Incorporeità”, “Fluidità”, “Evanescenza”, “Introspezione”, “Silenzi”, “Spazialità”, “Vaghezza”, “Impermanenza” e “Disarmonia” per restituire una tensione, non rigide tematiche.
Una bibliografia vasta e di ampio respiro guida il lettore attraverso uno sterminato campo di esempi che si appella alla volumetria architettonica, alle radici linguistiche ebraiche oltre che ad articoli scientifici per tratteggiare il più completo panorama sulle figure di vuoti, silenzi, iati, pause.
Un disegno sulla lastra è già fuori dall’artista. La stampa stessa ha una diversa indipendenza, rafforzata dal fatto, o in ogni caso dalla possibilità, dell’esecuzione multipla. L’acquaforte e gli altri tipi di stampa parlano sostanzialmente di molteplicità: un impulso privato diventa opinione pubblica.
Il progetto artistico Appunti visivi e riflessioni grafiche offre una porzione separata, ma necessaria: la complementare attività condotta nei laboratori di incisione, al tavolo da disegno e di fronte alle esposizioni museali. Con il relatore del corso di Tecniche dell’Incisone prof. Matteo Fato ho elaborato una ricerca grafica affine alla tesi scrittografica da offrire come attività sul campo.
La pratica incisoria è culminata con una serie di tre grafiche libere come nucleo di linoleumgrafie a più colori partendo da due matrici plastiche articolate tra loro. La stampa è stata realizzata nei laboratori dell’Accademia di Belle Arti di Urbino nel mese di gennaio 2020 dopo la fase di intaglio e studio delle combinazioni possibili.
Le tre opere di 1000x700 mm sono state stampate in 3 copie numerate, affiancate da 2 Prove d’artista e una ricca sperimentazione cromatica per trovare il giusto accordo di tonalità e pigmenti. L’impressione è avvenuta grazie all’impiego di un tirabozze manuale Saroglia su carta Magnani Incisione color White da 310 gr.
La narrazione dell’iter realizzativo è stata raccolta in un’agile brochure spillata, accompagnata da un corpus iconografico teso a esprimere non solamente gli esiti, ma gli approcci, le cromìe, le tecniche. Autori e artisti in accordo con stampatori e teorici offrono una panoramica di modelli grafici e di intenzioni esprimendo al meglio istanze occidentali e orientali grazie a una comunione d’intenti.
La ricerca rilievografica non si pone come culmine di un percorso, ma come fase transitoria per aprire a una possibile evoluzione dell’indagine grafica. In questo senso le forme attinte dalla raccolta Hamonshū (Wave Design) pubblicata a Kyōto nel 1903 da Mori Yūzan si possono intendere come prosecuzione del tema fluido già espresso in numerosi lavori e qui ripreso per intendere il rapporto binario tra pieni e vuoti nell’arte del rilievo.
L’invito conclusivo è di recuperare pause e intervalli, iati spaziali e figure diastematiche con silenzi di fondo grazie alle opere e le riflessioni di Gillo Dorfles auspicando di opporre un Horror pleni al dominio incontrastato dell’Horror vacui contemporaneo.
Il temps perdu attuale è un tempo dove fenomeni socioantropologici ed estetici s’intrecciano; un tempo divenuto instabile e non proiettabile; un tempo che non può essere ritrovato ma deve semmai essere abbandonato per venire in seguito ricreato con le dovute spaziature e le dovute pause, che ne permettano la decantazione.
E perché ciò avvenga, occorre innanzitutto, che l’uomo recuperi la nozione e la concezione dell’intervallo, presente nei ritmi della natura, nelle stagioni, nei ritmi corporei. E non in quelli falsi e mutilati della meccanizzazione, in quelli eterodiretti delle catene di montaggio, o in quelli artificialmente rallentati delle droghe.