Lo spettro autistico è una sindrome sempre in maggiore crescita. Che sia colpa della
genetica? Studi recenti hanno dimostrato che una delle cause scatenanti sia il fattore
ambientale, che sempre più “inquina” i nostri geni da quando si è in grembo materno. Tale
sindrome, anche se sempre più comune, non ha, in Europa, l’attenzione che meriterebbe.
Tale stato grava non solo sulla mancanza di strutture ospitanti adeguate ma anche su
supporti tecnici, ovvero attrezzature necessarie per lo svolgimento di molte attività, spesso
rimediate dal mercato americano, ma molto più spesso sono oggetti comuni riadattati sul
campo dagli stessi Tutor delle associazioni che si occupano di svolgere tali terapie.

Intervenire concretamente attraverso il Design sui temi sociali consente di dare analizzare profondamente alla nostra società, ancor di più se sono i temi affrontati sono campo di sperimentazione legate all’inclusione di soggetti con diverse disabilità.
La scelta della tematica progettuale non è stata condizionata da motivi personali, bensì, si è trattato di una specifica intenzione verso chi ha la sindrome dello spettro autistico e verso le ricadute sulle famiglie e indirettamente sulla società.

Dedicato principalmente ad utenti con spettro Autistico, il progetto si pone come
supporto, accessorio polifunzionale per lo svolgimento di tutte le terapie motorie svolte
in piscina (Dal nuoto al recupero e riconoscimento di oggetti), incentivare l’autonomia
del soggetto che sarà guidato allo svolgimento di esercizi , ma non solo, esso infatti farà
da mediatore linguistico, attraverso delle PECS integrate dove l’utente sarà facilitato nel
dare il proprio stato, e da feedback visivi (Positivo o Negativo) ricevuti dallo stesso tutor
elettronico alla fine di ogni esercizio terapeutico. Inoltre si dedicherà anche alla
catalogazione dei vari utenti tramite schede personali descrittive dallo stato psicologico
e motorio, esercizi svolti e soprattutto la comunicazione dei progressi avvenuti dalle
prime sedute, dati che saranno condivisi poi tra i vari tutor, centro di cura e famiglia.

Si è cercato di dargli una linea più amichevole, partendo dalle linee base di un animaletto acquatico come può essere un delfino. Una volta trovate tali linee è partita una ricerca di posizionamento degli elementi tecnologici, come lo schermo, contenitore e i segnali visivi.
Si è arrivati allo schizzo progettuale finale, dove è stato completato aggiungendo altri accessori come ad esempio la maniglia posteriore per estrarlo dalla piscina, appoggi laterali per nuoto di riscaldamento e componenti ottici, ovvero i segnalatori visivi luminosi.

Da questi presupposti di ricerca sono emerse le “domande di innovazione” al fine di colmare le difficoltà riscontrate e avere una maggiore condivisione tra le parti.

Parte dal centro medico, delle famiglie, dei tutor e si sono prefigurate le prime ipotesi progettuali, sono emerse le seguenti richieste a seguito delle ricerche e delle interviste svolte:

- Condivisione tra famiglia, centro di cura e tutor
- Condivisione dei dati tra tutor
- Aggiornamenti in tempo reale
- Strumento per il galleggiamento
- Strumenti per il nuoto con ostacoli
- Oggetti di recupero in superfice
- Oggetti di recupero di fondo

Ecco alcune schermate per quanto riguarda la modellazione tridimensionale, passaggio importante per la progettazione, essa infatti offre al progettista di guardare l’oggetto in ogni sua minima parte, studiarne gli assemblaggi.
Inoltre essa permette di affrontare il processo dal CAD al CAM, usufruendo delle tecnologie più innovative come la stama tridimensionale, di cui più avanti parleremo e vedremo il modello realizzato in scala proprio con questa tecnica.

Per la realizzazione del modello in scala ci si è avvalso della tecnologia di stampa tridimensionale in “ABS”, prima di fare ciò si è preparato il 3D solido per la stampa, si sono poi raggruppati gli oggetti da stampare e creati i supporti necessari per una stampa ottimale.