Una pittura di sole immagini mi sembra fittizia nel rimandare ad un mondo artefatto, staccato dalla storia, manca
di verità. Ma anche le cose, da sole, non bastano: ne siamo circondati e... stanno quasi sempre zitte o comunque suonano poco dentro di noi, mancano di poesia. Così succede che a stare solamente tra le cose ho nostalgia delle immagini, che possono esserne il corrispettivo concettuale... più musicale però, nel senso che ci risuonano dentro.
Allora provo a metterle insieme per vedere che succede: le cose, vere ma ottuse, sorde e mute, ma che si possono toccare e stanno nel mondo in cui stiamo noi, e le immagini: che stanno chissà dove e ci portano lontano, raccontandoci meravigliose bugie (ma insomma: possiamo credere sul serio che sulla parete della nostra stanza
si spalanchi un mare in tempesta...?!) Cerco di metterle a reagire, l'immagine e la cosa, l'una ad amoroso tradimento dell'altra: la cosa svela la finzione dell'immagine, ne alza il velo, l'immagine dà alla cosa una profondità di... vita?
Che si sognerebbe altrimenti.
L'una all'altra indispensabile a segnare il confine mobile o il rimando tra qui e altrove, dentro e fuori, a disegnare i nostri rapporti (sempre vivi, ambigui, mescolati, impossibili, aperti, eventuali...) tra questo mondo (quale?) e infiniti altri.