Nel laboratorio rotondo di un giardino, di una provetta circolare perché seriale e riproducibile, sto sperimentando innesti di erbe magiche ed altre storie (dell'arte, mie?). Pesto in un mortaio disegni botanici e ricordi di capitelli
con foglie mosse dal vento: chissà se ne sono sopravvissuti in Siria. Incroci di macchine pazze, telegiornali
di bombardamenti e sogni frantumati (e la simultaneità di tutte le cose che diventa equivalenza feroce),
perché mescolare e contaminare si può solo le parti: quello che è intero e concluso non si può. 
 
Non ho più una veduta completa dalla cornice della finestra, la visione è perennemente segmentata, e il disturbo,
le interruzioni, il brusio, sono la materia di cui è intessuta, il sangue che le dà la forma. Scorrevole.
Il cerchio, pur essendo confine incandescente, attesta la ripetibilità dell'esperimento. Al suo interno si agitano piccoli
o medi mondi-giocattolo che potrebbero essere parti di un tutto... che non arriva mai.
Pagine di diario, cartoline da un vortice privo di centro.
 
 
 
I cacciatori di Bruegel. Bruegel's hunters. 66 cm
 
 
 
Albero motore. Crankshaft. 66 cm
 
 
 
Anatomia comparata. Comparative anatomy. 66 cmAnatomia comparata. Comparative anatomy. 66 cm
 
 
 
Il mondo steso ad asciugare. The world hung out to dry. 66 cm
 
 
 
Architetture vegetali. Plant architectures. 66 cm
 
 
 
La cisterna. The tank. 66 cm
 
 
 
 
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