Every part of me .
 
Un lavoro, una famiglia, una vita. Le cose che tutti abbiamo, le cose che ci sembrano indispensabili. Un lavoro che non ami tra gente che non ami, tra gente che non ti guarda mai. Silenzio e niente di più. Vorrei fuggire da questo corpo, questo involucro che mi impedisce di dire le cose che voglio dire, di fare le cose che voglio fare. Una famiglia. Ognuno assorto nei propri problemi, ognuno chiuso nei propri tormenti. Mia madre non lo sa, non ha mai saputo che io così non sono felice. Mia madre non lo sa che di notte, mentre tutti si limitano a dormire, io tengo gli occhi fissi al soffitto e sogno. Mia madre non ha mai saputo che mettere al mondo un figlio significa prendersi cura della sua anima. Ha sempre ignorato, perché ignorare vuol dire impedire all’infelicità di muovere passi nella nostra vita. Ma io non ci riesco. Non riesco a non piangere, non riesco a non provare emozioni, non riesco a credere che le cose, così come sono, andranno bene. Non ho niente, nel senso che tutto mi manca. Mi mancano le cose che hanno tutti. Vorrei costruire su queste macerie ma queste non sono macerie. Questi sono frutti che non vedranno mai il sole, che non cresceranno mai. Un mondo mio, un posto solo mio è quello che ho saputo creare. Per sentirmi meno solo, per poter disprezzare le cose che disprezzo, per non vedere quegli sguardi. Se sapessero, se solo sapessero. Ma questo è un mondo in cui nessuno si parla più, qui dobbiamo salvarci da soli. Ritagli, squarci. Pezzi di me che raccolgo per me solo, che custodisco per me solo. In un altro mondo, in un diverso emisfero, io sono la persona che ogni notte sogno di essere. Sono una persona che non si vergogna delle proprie scelte, sono una persone che crede. Ma in questa vita, dubitare è la mia fede, in questa vita, sospettare delle cose, delle parole e dei sentimenti è la sola cosa che mi è rimasta. Il dolore può creare mostri ed ogni giorno, svegliandomi, faccio di tutto per ricordare a me stesso che c’è qualcosa di bello. Di cosa si tratti non lo so ma ci spero. E ci provo. Quei pezzi di me che tengo lontani da tutti, mi ricordano che ho un cuore, che ho un’anima. Mi ricordano che sono vivo in un mondo che non mi piace ma che posso farcela, che devo farcela. Quei ritagli di me mi ricordano che devo amarmi anche se nessuno sa, anche se nessuno s’immagina quello che mi porto dentro. Quei pezzi di me, mi ricordano che in questa vita, forse non proprio in questa, c’è un posto per me.
 
Isabella Rossi
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