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TATAOWED // EDITORIAL PROJECT



Nessuna forma di modifica cutanea ha tanti livelli di significati quanto il segno corporale.
Per questo motivo, l’uomo, in maniera anche istintiva, possiamo dire che abbia sempre sentito la necessità di esprimersi attraverso il segno corporale.
Dall’antichità fino ai giorni nostri questa pratica è stata usata per accentuare un messaggio che l’essere umano ha sempre sentito proprio, a tal punto da doverlo mostrare nella maniera più diretta possibile, ovvero tramite il suo stesso corpo.
Questa pratica, considerata per molto tempo sgradevole, primitiva e simbolo delle categorie emarginate, attualmente ha perso gran parte del suo suggestivo simbolismo, per passare da fenomeno di nicchia a fenomeno fin troppo diffuso. 

Ma in una società come quella attuale, in cui l’immagine esteriore è considerata dai più come il valore più importante, il tatuaggio ha ancora la sua carica significativa di espressione?
L’obiettivo di questo progetto è appunto indagare su come questa pratica si sia sempre adattata alla necessità fondamentale che ha accompagnato l’essere umano in tutta la sua storia: ora come mai troviamo il bisogno di una distinzione di ciò che è vero rispetto a ciò che viene fatto solo per una debole apparenza.

Verrà illustrato il contesto di questa pratica tramite la sua evoluzione storica partendo dalle origini, passando per la riscoperta post-medievale fino a restringere il campo sul vero focus di questo progetto, ovvero il segno corporale che ancora mantiene la propria carica significativa, la forte cultura dimenticata del tatuaggio in Italia, dalle carceri fino alle organizzazioni a delinquere.
Vedremo la forte tradizione del tatuaggio criminale russo e la cultura nascosta del Giappone, un luogo così contraddittorio dove il tatuaggio è presente da millenni ma ancora non è legalmente riconosciuto.
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