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E' difficile descrivere con le parole cosa sia Tex. Ovviamente tutti sappiamo che è un fumetto, probabilmente il più conosciuto e apprezzato fumetto italiano in patria e all'estero.

Ma per tutti quelli che hanno nella propria natura una predisposizione a lasciare che la fantasia e le suggestioni romantiche entrino a rimescolare il proprio modo di essere e di sentire, Tex è molto di più. La sua essenza, seguendo questa visione si dilata, fino a diventare un entità non misurabile con i parametri che di solito usiamo per definire tempo, spazio e forma, un fatto totalmente etereo, appartenente al mondo delle emozioni, la cui esistenza e consistenza cartacea slitta dolcemente in secondo piano.

Personaggi, atteggiamenti e tipologie di storie, hanno caratteristiche statiche, che non mutano e che anzi si ripetono ciclicamente dalla nascita di questo fumetto. Il vero soggetto, il vero protagonista è quindi quel brivido di emotività totale, coinvolgente perchè capace di toccare la corde fondamentali del melodramma umano. Una sorta di compendio gustoso di modalità del tratteggio per descrizione della figura umana e delle sue vicende, potenziato, reso immortale dalla intrinseca capacità di porsi come staffetta generazionale, passato da nonno a papà, a me, incurante e infinitivamente più potente delle punzecchiature ignoranti dei suoi detrattori, gelosi della capacità che questa esperienza emotiva ha di parlare chiaro con tutti.

L'occasione di partecipare ad Inchiostro d'autore 2012, ha dato spazio alla volontà che da tempo avevo di realizzare questo lavoro che è frutto di queste riflessioni sulla nebulosa emotiva Tex. Per descriverne appunto l'immaterialità che per me come suppongo per molti altri conoscitori e lettori ne ha fatto suggestione di vita reale e al tempo stesso alimento per la propria fantasia provata dalle brutture della realtà, ho deciso di concentrarmi sulla terza pagina di Tex. Questa mitica pagina disegnata da Galep, come tutti i lettori di Tex sanno, è uguale per tutti gli albi, eccezione fatta per il riquadro centrale dove compare il titolo dell'episodio. E' ua sorta di maestosa introduzione, il nostro eroe e i suoi compagni di avventure ritratti dalla penna del loro ideatore sono pronti ad aprirci le porte della prossima avventura, un fremito di emozioni ci prende mentre con la nostra schiena cerchiamo la posizione più comoda sulla poltrona prima che inizi lo spettacolo.

Per me questa pagina non è solo un oggetto, per usare una parola cara al linguaggio moderno un "tool" introduttivo. Essa è un rullo di tamburi registrato dall'inchiostro sulla carta, è una vera e propria icona dell'emozionalità del fumetto italiano. E come tutte le icone ha un significato ben preciso, che dipendentemente dal contesto in cui è immessa e dalla predisposizione del fruitore, provoca diverse suggestioni.

L'omaggio pop che ho inteso fare a questa icona vuole infatti portare l’attenzione sulla capacità che le emozioni generate da questo fumetto hanno di uscire dalla storia narrata dal fumetto stesso e dal suo genere. Per fare ciò ho reinterpretato questa icona in tre differenti versioni, oltre a una mia versione fedele all’ambientazione dell’originale di Galep. I titoli, appartenenti ad albi realmente editi nella serie di Tex, hanno diffuso la loro influenza creando suggestioni per il disegno che esulano dal mondo western per testimoniare appunto l’ampio raggio di emozionalità in grado di toccare da questa storica tavola e di quello che rappresenta.

Stilisticamente, il riferimento pop è più diretto verso quello che il celebre compositore italiano Piero Umiliani fece riscrivendo il suo classico pezzo  “Mah Nah, Mah Nah” in varie versioni (Natalizia, western, spaziale..)  che a una mera divagazione coloristica e di appeal al primo sguardo di matrice warholiana.