della Corte Paolo's profile

Bosnia Herzegovina - UNPROFOR ROAD

ARKANSANS BEGINS 300 MT Testi di Serena Guidobaldi
[...] Le strade nel 1993 avevano tutte uno strano nome. A deciderlo era la sicurezza della geografia militare. I convogli battevano piste di sabbia o giravano intorno a fosse scavate in quello che un tempo era asfalto, andavano lenti, superati dai fuoristrada spinti a tavoletta sui tornanti del Vran, o dellʼIgman o della Krušćica. [...] Per andare a Tuzla si partiva sulla Circle, fino a Tomislavgrad dove incominciava la Triangle, una specie di pista da sci larga e verticale sulle pendici del Vran, affacciata sulle isole del lago di Rama e su Prozor, la città-finestra. Poi la Diamond, che saliva fra i boschi costeggiando un ruscello, dalle parti della miniera di Radovan; quindi un tratto della Škoda, i tornanti fangosi della Criton che confluiva sulla Acorn poco prima di Ribnica, nella foresta; di lì la Mario e poi la Hawk a fianco della grande centrale termoelettrica, fino a Tuzla. Per Zavidovići stessa strada fino alla Škoda, poi Monk, Ruby, Lada e un tratto di Duck. [...]
Luca Rastello, La Guerra in Casa
Spesso in Bosnia Erzegovina, percorrendo le grandi vie di comunicazione come le stradine nelle campagne, si incontrano sotto i cartelli ufficiali della segnaletica stradale dei piccoli cartelli gialli con dei nomi che ai più non significano niente: Seagull, Dolphin, Cardinal, Poker, Leslie, Parrot, Bypass.
Nomi neri su fondo giallo, insieme a frecce di direzione, o in bianco su fondo nero (più rari), a volte con altre indicazioni tipo “ends in XXX mt” o “begins in XXX mt”.
Sono le indicazioni dei percorsi alternativi tracciati dall’Unprofor per permettere, durante lʼultimo conflitto, agli aiuti umanitari e ai soccorsi di raggiungere le diverse zone di guerra senza passare dalle strade ufficiali. Non erano strade segrete, esisteva anche una mappa, né i loro nomi erano nomi in codice, ma spesso solo lʼespressione dei retaggi culturali dei diversi gruppi militari dʼistanza nelle varie aree.
Non sono rimasti i cartelli che riportavano semplicemente i simboli (la pallina con la bocca spalancata della Pacman, lʼidraulico baffuto della Mario), ma alcuni di questi possono essere scovati ancora oggi dipinti sulle rocce, come il diamante della Diamond. O come la Gull, poco dopo Banja Luka, e lʼabbreviazione Sqr, la Square, su un muro semicrollato poco prima di passare per Gornij Vakuf.
La Bosnia Erzegovina è uno dei pochi paesi, se non lʼunico, nel quale a dispetto dei tanti anni passati, tale tipo di segnaletica è ancora frequente e ben visibile, benché solo in pochi oggi ne conoscano lʼorigine. Molte delle strade sono diventate vie di scorrimento completamente risistemate. Altre sono rimaste improbabili sentieri che attraversano boschi e aree fuori ogni rotta di normale passaggio.
Ma ai cartelli non ci si fa caso e, in effetti, potrebbero voler indicare qualsiasi cosa: magari ci sono i serpenti, seguendo la Viper e la Python, o si arriva in America prendendo la Phoenix o lʼArkansas. Si può volare, percorrendo la Pelican e la Gull e si può cantare felici, come Dorothy nel Mago di Oz, lungo la Bluebird.
E forse è un bene che ora nessuno sappia che cosa siano. Significa che non servono più. 
Bosnia Herzegovina - UNPROFOR ROAD
Published:

Bosnia Herzegovina - UNPROFOR ROAD

UNPROFOR ROAD

Published:

Creative Fields