L’occhio Irresponsabile / The Irresponsible Eye (2018)
L’Occhio Irresponsabile è un progetto d’arte contemporanea realizzato da Neo associazione culturale di Udine che, in tre mostre, indaga alcuni temi dell’attualità storico-politica quali:
1. L’ingiunzione alla visualità “Alla Ricerca dell’Aura Perduta”;
2. L’accoglienza dell’altro “Andreja Kovačić. Different Voices”;
3. La ricerca dell’unitarietà “Omnia ab Uno: l’Artista come Sciamano ed Etnografo”
1. L’ingiunzione alla visualità “Alla Ricerca dell’Aura Perduta”;
2. L’accoglienza dell’altro “Andreja Kovačić. Different Voices”;
3. La ricerca dell’unitarietà “Omnia ab Uno: l’Artista come Sciamano ed Etnografo”
Le tre mostre sono state curate da: Paolo Toffolutti, Antun Maračić e Josip Zanki.
Il titolo del progetto è un riferimento alla mostra “The Responsive Eye” tenutasi al MoMa di New York nel 1965, esposizione simbolo dell’op art.
Dalla suggestione dell'optical art è nata l’idea base per definire lo stile visivo della comunicazione: utilizzare l'effetto ottico derivato dall'ingrandimento del retino di stampa. La retinatura è stata applicata a degli sguardi provenienti da fotogrammi di film in bianco e nero (da opere sperimentali delle avanguardie artistiche del ‘900 fino al cinema popolare italiano).
Per il lettering è stato utilizzato un tipico font “cinematografico” che viene utilizzato per indicare i credits di un film in locandina. Una scelta “irresponsabile” sul piano della leggibilità a vantaggio dell’aspetto visivo-espressivo del testo.
Tutta la comunicazione è stata sviluppata sia in italiano che in inglese.
— cartoline/inviti mostre
“ Alla ricerca dell’Aura Perduta è una mostra d’arte contemporanea sul tema dell’ingiunzione alla visualità, condizione alla quale non possiamo sottrarci nella seconda modernità. Una mostra che attraversa un periodo storico che va dagli anni ‘60 ad oggi, con più di 70 opere di artisti ormai storicizzati, quanto sconosciuti ed in corso di affermazione. Opere che riprendono il tema dello schermo-maschera, della rappresentazione e della negoziazione dello sguardo sollevato tra il soggetto e l’altro da se. Una mediazione che passa attraverso lo schermo - Alice Nel Paese delle Meraviglie - quello dei media, sempre più intelligente e capace di agire indipendentemente dalla volontà di chi lo calza, indipendentemente dalla finalità della relazione-mediazione, indipendentemente dall’intenzionalità. Un dispositivo che ci è stato messo in mano per rivolgerci all’altro, ma che poi ci si rivolge contro. Uno schermo che invece di creare relazioni le reclude dentro una ragnatela. Un www che ha legato stretto tutto il pianeta. L’azzeramento del tempo, della durata, ha modificato e trasformato completamente il significato antropologico delle relazioni umane, la percezione del circostante e dell’altro da se. Il titolo della mostra ed i suoi contenuti richiamano con la dovuta ambiguità questa nuova “proustiana” o “spilberghiana” temporalità, coniugandola al concetto di “aura” ed “auraticità” espressi nel saggio del 1936 da Walter Bejamin; della sua perdita, e oggi della sua ricostruzione chirurgica, o nuova verginità, nell’era del digitale. Da Andy Warhol ad Alberto Vidissoni, così come da ciascuno a ciascun altro… una mappa mentale presa dentro una geografia di luoghi culturali e politici per molti ancora sconosciuti e da esplorare.”
— Paolo Toffolutti
— manifesti (sintetico, progetto, mostre e workshop)
— pubblicità quotidiano
— allestimento
Direzione Creativa: Paolo Toffolutti e Roberto Pighin
Graphic Design: Roberto Pighin
Un progetto finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia ed ospitato da partner che co-producono la cultura sul territorio: Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia, Galleria Regionale d’Arte Contemporanea Luigi Spazzapan, Comune di Gradisca d’Isonzo, Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio del FVG, Comune di Buttrio con il progetto SPAC.
Di seguito la lista dei film utilizzati nei diversi visual della comunicazione:
“Un chien andalou” di Luis Buñuel e Salvador Dalí (1929)
“Ballet mécanique” di Fernand Léger (1924)
“The Mummy” di Karl Freund KARL FREUND (1932)
“The Cage” DI Sidney Peterson (1947)
“La corazzata Potëmkin” di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn (1925)
“La Coquille et le Clergyman" di Germaine Dulac (1928)
“Totò le Mokò” DI Carlo Ludovico Bragaglia (1949)
“Fermo con le mani!” di Gero Zambuto (1937)
