Corpi infiniti

ad Hans Bellmer una approccio solo al mio cattivo maestro

«Il corpo è paragonabile ad una frase che vi spinge a disarticolarla, affinché, attraverso una serie di anagrammi infiniti, si ricompongano i suoi veri contenuti. »

Hans Bellmer cerca di riprodurre l’anatomia del corpo. Non l’anatomia esteriore, l’immagine che siamo abituati a vedere allo specchio o quella illustrata nei libri di medicina e ricavata dai tavoli dell’autopsia. Vuole dar figura all’anatomia del corpo vivente, pulsante, intimo, il corpo che ognuno sente a “occhi chiusi”. È l’anatomia del piacere, del dolore, del desiderio, del godimento. È il corpo erotico, anzi erogeno. È il corpo pulsionale. Fatto di zone in primo piano, ingrandite, spostate, fuse, rimosse. Montaggio di pezzi staccati in grado di rendere visibile l’eccitazione di certe parti o organi con i ricordi correlati. L’anatomia pulsionale di ognuno è puramente soggettiva, unica: deriva dalle parole che si sono incise nella carne, dalle cose che ci hanno colpito, dai desideri febbrili, dalle mancanze, dagli spaventi, da particolari assurti a ideali.

“Costruirò una ragazza artificiale dalle possibilità anatomiche capaci di ri–fisiologizzare le vertigini della passione, fino a inventare desideri.”

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