“Abitare è essere ovunque a casa vostra”.
Anche in un ambiente aperto, in un parco, nel bel mezzo di una strada, nel cuore caotico della città. Ugo la Pietra, l'artista concettuale che più di tutto ha ragionato sul rapporto fra l'uomo e il suo habitat circostante, ha sintetizzato in una massima la sua idea di appartenenza ai luoghi, appropriazione di un orizzonte urbano, indipendentemente da logiche di affezione antica, origine o memoria, famigliarità o consuetudine. La prossimità ci crearsi un nuovo spazio vitale, di abbattere barriere fisiche e psichiche fra dimensione pubblica e dimensione privata, di ritagliarsi angoli di intimità seppure circondati dal mondo che non si arresta, è il tema che scorre in sottotraccia alle immagini di Jordan Cozzi, fotografo milanese, abilissimo nel muoversi con cura fra la fotografia di reportage e la ricerca estetica con un occhio di riguardo per l'indagine sociale, la documentazione di una attualità sublimata in una sfera di senso assoluto. Ecco allora il suo obiettivo addentrarsi rispettoso fra le strade di una moderna città ideale. Nel Rinascimento con questo termine, si intendevano spazi dalle geometriche aureee le architetture esatte, modelli estetici di perfezioni utopica. Oggi la città, nel suo crescere inesausto, nell'agglomerarsi stratificato di servizi, utenze ma sopratutto culture, abitudini, sogni e necessità trova il suo assetto ideale nella commisurazione dei posti alle esigenze di un benessere condiviso. Quello di “città intelligente” che il mondo anglosassone ha (con più fortuna pop) battezzato “smart city”, diventato di recente un concetto di pianificazione urbanistica a cui molti paesi guardano con interesse; un organismo vitale in grado di ottimizzare le risorse innovando le offerte, creando un ecosistema fatto di infrastrutture sostenibili, grazie all'uso di nuove tecnologie ,comunicazioni agili, risparmio energetico, istituzione energetiche poiché attivi su piccola scala. Un universo in miniatura. Nella mappatura di Jordan Cozzi esso viene testato dentro le viscere di un quartiere che ha voglia di cambiare e che mette in gioco il suo patrimonio umano come punto di partenza per un progetto di vita collettiva. Convinto che nessun quartiere possa dirti “intelligente” se non coniuga l'aspetto tecnologico con quello sociale, Cozzi concentra il suo sguardo su retroscena quotidiani, sull'esistenza che scorre nei cortili, sui balconi o dietro le finestre. La sua indagine è intima, commossa. Penetra nei riti feriali, nei rapporti reciproci, nel confronto generazionale, nella comprensione delle fragilità altrui, nella convivenza fra etnie. Ciò che emerge in ogni inquadratura è un sentimento del luogo che vede nella smart city, l'alibi per una riflessione quasi antropologica sulla capacità di adattamento e di colonizzazione benevola di spazi non necessariamente nuovi, dal punto di vista urbano, ma nuovi dal punto di vista della destinazione. Cozzi allude, fra le righe, anche al problema del restauro, del riuso, della valorizzazione di quartiere dotati di una vitalità aperti all'accoglienza di nuovi fruitori, abitanti di un panorama che appartenga finalmente a tutti.
Argomento quanto mai attuale, in epoca di migrazioni disgraziate e frontiere chiuse, di intolleranze ed esuli respinti. Jordan Cozzi cela cosi dietro l'apparente semplicità dei suoi scatti, dietro la composizione misurata che alterna uomini e architetture -i piani prospettici lunghi, le figure spontanee, i gesti minimi – un pensiero sottile sul valore davvero allegorico di un pezzo di città scelto come campione guida di un'ideale possibile che non è – attenzione! - un paese delle meraviglie, un paese perduto. Non ha l'assetto di un'isola lontana di pace e stacco dalla realtà. Non ci sono edifici delle archi-star non è la brasilia di Niemeyer, tutta ordine e progresso. E' un rione per certi aspetti umile calato nel presente di un sobborgo metropolitano . E' una città da vivere dove la dimensione umana e i benefici per il singolo sono circoscritti alla routine domestica. Che non esclude picchi di felicità laddove l'amore colma altra lacuna.

Chiara Gatti
Smart CIty
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