Biografia a mo' di oggetto
Dyslexiaimon
Progetto del Corso di Design 1
“Gli oggetti costituiscono un linguaggio autonomo capace di dar voce ad Anima? La creatività può avere fondamento nel percorso che chiamiamo Biografia o Destino? Può un oggetto esprimere l’idea che ho del Mondo e della Vita? Prima ancora di imparare a progettare il mondo esterno che ci circonda si deve forse imparare a progettare un’immagine che sveli il proprio Daimon, ovvero ciò che ci rende unici e che contrassegna il nostro vissuto in modo irriducibile: la propria vocazione, un’immagine che ci contraddistingue in modo radicale e che, di conseguenza, va ricercata e alimentata senza posa, per rendere davvero autentica la nostra esistenza.
Di fatto, come ci ricorda Platone, siamo ciò che abbiamo scelto di essere.”
Epigrafe
Il primo ricordo d’infanzia che custodisco è quello di una caduta all’indietro con il passeggino in camera mia. Rimanendo illesa, per la prima volta ho visto quello che sembrava il mio mondo, solo una piccola stanza, da un’altra prospettiva. Mi piacque l’idea di un mondo stravolto dove le sedie e tavoli stanno sul soffitto, i lampadari nel pavimento ed i libri sostengono le mensole. Da allora, stare a testa in giù è stata la sensazione che mi infondeva serenità nelle giornate più difficili, soprattutto dopo le struggenti ore di studio. Nel 2013, all’età di 23 anni, mi è stata diagnosticata la Dislessia.
È difficile spiegare quello che vedono i miei occhi: in alcuni casi, sembra di indossare dei paraocchi che non permettono di vedere la giusta sequenza di lettere, parole o righe, mentre in altri sembra di indossare degli occhiali che permettono di osservare, con un solo sguardo, oltre quello che ogni singola persona riesca a percepire con un’analisi attenta e precisa. 
Scoprire di aver avuto sempre una percezione differente della lettura, mi ha riportato a pensare a quel mio mondo
di fantasia dove tutto era al contrario, esattamente come le lettere che difficilmente riuscivo a comprendere.
Nella fase iniziale della mia ricerca, ho riscontrato molte similitudini con i lavori del regista Robert Wilson. Collaborando con Christopher Knowles, un ragazzo autistico, Wilson genera una nuova concezione della scenografia, dove gli spazi ed i tempi delle rappresentazioni seguono la logica e la visione dello spettro autistico. Alla stessa maniera, il mio intento è quello di creare, nel mio immaginario, la percezione del testo di una persona dislessica.
Da bambina cercavo di leggere le lettere come se fossero oggetti, ma tutti mi dicevano che quello che facevo era completamente sbagliato. Il dislessico predilige il linguaggio iconico, fatto di immagini e simboli che possono ricondurre un concetto complicato in uno spazio delimitato anziché in intere pagine scritte. Le lettere, inizialmente, non vengono viste come associazione grafema-fonema, ma solo come forme. Esattamente, come El Lissitzky in “The Four Fundamental Ways of Arithmetic”, nel mio progetto reinterpreto le lettere distaccandole da qualsiasi contesto letterario per darne una forma concreta.
In età adulta, ho cominciato ad apprezzare le peculiarità delle forme delle lettere, documentandomi sulle diverse tipologie di caratteri. Con grazie o senza grazie, una lettera di un carattere ben studiato può diventare qualcosa di concreto, come un oggetto di uso quotidiano. I fratelli Ronan ed Erwan Bouroullec hanno progettato una TV per l’azienda Samsung a forma di « I » con le grazie, la Serif TV. Loro sono a forte sostegno dell’idea che la TV, essendo presente in ogni casa, sia un potente oggetto di arredo e che debba ritornare ad una struttura tridimensionale. Percorrono esattamente il procedimento inverso al quale mi sono ispirata: da una lettera di un carattere hanno ideato una TV, io guardando una lettera di un carattere vedo un oggetto concreto.
Quando mi approcciai la prima volta all’alfabeto, non compresi il suo vero significato: le lettere non avevano senso, erano solo forme che si ripetevano nello spazio in modo speculare. Non riuscivo a comprendere perché la «E» avesse solo tre stanghette anziché una moltitudine visto che somiglia ad un pettine. Per molti anni ho vissuto la grande fobia della «D» perché mi ricordava la tagliola che mozzò la coda della volpe in una delle favole di Esopo. Nella griglia sono presenti dalla quarta immagine: Lecture on nothing e Hermes Here elsewhere (Bob Wilson), Serif TV (Ronan ed Erwan Bouroullec), The four Fundamental Ways of Arithmetic (El Lissitzky).
Quindi, come spiegare la dislessia?
Ho voluto reinterpretare una lettera in un oggetto di uso comune che emerge da un testo distorto legato alla percezione della lettura della dislessia.
Fotografia di Rossella Santapaola.
Spheres
«Scelte tre immagini con alternanze e combinazioni di interni ed esterni (un treno inscritto in un quadrilatero vuoto, un tribunale simmetrico con intrusioni surreali, un campo non coltivato), si fa ritornare ciascuna di queste tre volte sempre in mutanti angolazioni, giocando su una successione di diversi piani pittorici, che influisca sul disporsi degli attori, assumendo volta a volta forma di ritratti, nature morte o paesaggi».
F. Quadri, F. Bertoni, R. Stearns - Robert Wilson, OCTAVO Franco Cantini Editore.
Eistein on the Beach. Progetto e regia di Robert Wilson; musica di Philiph Glass.
Nella vita di ogni persona esistono tre sfere, senza le quali non potremmo viverla appieno: famiglia, salute ed amore. Queste tre sfere acquisiscono importanza diversa in base al periodo di vita di ogni persona, che le vive in maniera differente soprattutto in relazione alla propria età.
Ad ognuna di esse, spesso, si associano delle piccole cose dal valore affettivo inestimabile, alcune delle quali vorremmo tenere nascoste e lontane da occhi indiscreti per via di ricordi dolorosi, altre invece che vorremmo tenere sempre in vista. Nell’idealizzazione di Spheres, mi sono ispirata alla scenografia di Eistein on the beach di Robert Wilson, incentrata su tre porzioni di scena differenti ma in costante relazione tra loro ed alla linearità del design dei suoi oggetti scenici.

In riferimento a quanto detto, ho messo in relazione la scenografia di Einstein on the beach al concetto di Spheres: ogni esperienza vissuta con il passare del tempo può essere osservata da “mutanti angolazioni”, prendendo consapevolezza che non sempre il male viene per nuocere.
Le storie che legano le mie tre sfere sono: il manubrio di una bicicletta da corsa di uno zio, il fercolo del Santo del mio paese d’origine (San Sebastiano da Melilli in provincia di Siracusa) ed un portagioie. Sono storie strettamente correlate e appartenenti alla mia vita, che hanno determinato nel bene e nel male la consapevolezza delle mie capacità, nonostante le difficoltà del passato. Da queste ho idealizzato le componenti strutturali di Spheres per esporre/nascondere le tre cose che custodisco gelosamente: un orologio, una statuetta ed un anello.
Spheres è composta da: una struttura in legno samba, che emula il contorto percorso di vita dell’essere umano caratterizzato da alti e bassi; da piani in MDF laccati nero lucido, per ricordare i periodi bui; da una scatolina, costituita dallo stesso materiale dei piani, dentro la quale si nasconde ciò che è meglio tenere lontano dagli occhi per essere altrettanto lontano dal cuore.
Child’s horse chair e Parzival chair with its shadow di Robert Wilson.
Manubrio di una bicicletta, Fercolo di San Sebastiano di Melilli (SR).
Non esistono vie facili o vite migliori di altre quando si tratta delle tre sfere che non possiamo scegliere: famiglia, salute e amore sono le costanti universali che ogni essere umano vive a modo proprio, in relazione alla propria maturità ed al proprio percorso.
Fotografie di Sebastiano Pitruzzello.

Ringrazio in particolar modo mio padre che ha contribuito nella realizzazione del prototipo, lasciandomi per sempre il ricordo della collaborazione e stima reciproca Designer-Artigiano.
Antonio Santapaola (1956-2019)
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I especially thank my father who has contributed to the creation of the prototype, leaving me forever the memory of the collaboration and mutual esteem Designer-Artisan.​​​​​​​
Antonio Santapaola (1956-2019)
Dyslexiaimon
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Dyslexiaimon è stato il primo progetto che ho realizzato nell'Accademia ABADIR nel corso di Design 1 nell'a. a. 2016-2017 con il docente Arch. Pu Read More

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