3.10', Ita 2018, corto documentario

Il cortometraggio è stato presentato al 33° Lovers Film Festival e racconta, attraverso i pensieri degli otto membri della Kiki House of Savoia, cosa significa far parte della scena ballroom e, ancor più, quel è il significato di famiglia. 

Nascere nero, povero e gay nella New York a cavallo tra anni Settanta e Ottanta portava ad un unico destino: essere un emarginato sociale e condurre una vita di privazioni, spesso fino alla prematura morte per HIV. Da questo contesto e dall’emergente necessità di supporto, condivisione e riscatto di una comunità, si sviluppa la ball culture: divisi per categorie, i membri della comunità LGBT afro-americana e latina, si sfidano nelle ballroom su beat elettronici in 4/4, portando forti istanze di riscatto sociale e di libertà di espressione tramite la danza, la moda e il travestimento. Nascono così le house, luoghi protetti dove era possibile stringere rapporti fraterni, di sostegno e di vita comunitaria. Da qui il termine family per indicare il gruppo di persone che compone la house.

Dopo più di quarant’anni la ball culture influenza anche l’Europa, consacrando Parigi come capitale del movimento e sviluppandosi, più recentemente, anche in Italia.

A Torino, in particolare, questa subcultura trova una sua genuina espressione nella Kiki House of Savoia, formata da otto membri per i quali il concetto di family si esprime in maniera potentissima, superando quegli stereotipi di genere, identità e sessualità che, culturalmente e politicamente, l’Italia fa ancora fatica ad affrontare.

Seguiamo quindi i movimenti di questa atipica, ma così normale, famiglia durante la preparazione della prossima grande ball nel capoluogo sabaudo, cercando di cogliere le peculiarità della ball culture italiana attraverso uno sguardo intimo e delicato, sospesi tra il ritmo calmo delle confessioni e delle riflessioni della family e quello sincopato del vogue beat sparato in sala prove, dei tacchi sul parquet, dei chant e delle urla di una comunità in lotta.