Car Park

Louis Kahn, nel Piano di Filadelfia del 1957, affermava: “L’architettura dei punti di sosta è di importanza analoga alle grandi mura che circondavano le città medioevali . . . grandi porte veicolari o torri civiche d’ingresso circonderanno il cuore della città“.

L’area di via Dante ha davvero la vocazione per divenire una delle porte veicolari di Busto: si trova, infatti, in posizione ideale, tra la stazione ferroviaria e l’anello interno di arroccamento del traffico privato (via Mazzini).

I punti di sosta, come bene aveva intuito il maestro estone-americano, vanno collocati a contorno del centro, giammai al suo interno.

E, tanto meno, vanno interrati.
Un autosilo sotterraneo, infatti, devasta per sempre una piazza storica, apre una voragine ancora più grande della superficie a parcheggio per le uscite di sicurezza e la ventilazione, è una costruzione complessa e costosa, confligge con gli impianti sotterranei esistenti, è buio ed intrinsecamente non sicuro per il cittadino e per le donne in particolare, è immodificabile.

Al contrario, un autosilo fuori terra occupa un isolato urbano e non uno spazio pubblico di transito, non necessita di spazi accessori per le uscite di sicurezza e la ventilazione, è una costruzione semplice e poco costosa, non modifica le linee esistenti degli impianti, può essere luminoso ed intrinsecamente sicuro per il cittadino e le donne in particolare; è modificabile (nella lunga prospettiva temporale di una città, può anche essere demolito e sostituito con qualsiasi altro edificio).

In più, un autosilo fuori terra può essere anche molto, molto di più di un semplice parcheggio multipiano ...


Market Hall

Un nuovo spazio, pubblico e sostenibile.
La centralità dell’area e l’importanza storica dell’edificio adiacente (Teatro Sociale), invitano fortemente a non sprecare l’opportunità.
Occorre individuare un nuovo spazio di incontro, uno spazio interamente pubblico.
Ma anche sostenibile, come oggi è indispensabile, sotto ogni aspetto, ambientale, sociale ed economico.
Da cosa partire?

Torniamo alla terra.
E’ il tema dell’Expo, è una delle soluzioni culturali alla crisi economica europea, è un ritorno all’antico ed una scommessa sul futuro.
Chi non è convinto della validità dei concetti di lotta allo spreco, di Km zero, di filiera corta …?
L’area delle Nord regala a Busto un’occasione irripetibile: la possibilità della creazione di un centro a scala territoriale per la propagazione di questa cultura.

Il Borough Market è da sempre sinonimo di mercato del cibo ed almeno dal 1014 il Ponte di Londra ha attratto i commercianti di grano, pesce, verdure e bestiame.
Nel 1755 il mercato è stato chiuso dal Parlamento ed un gruppo di residenti di Southwark ha raccolto 6.000 sterline per acquistare un’area per riaprirlo, ove è tuttora.
Il mercato alimenta ancora oggi la propria comunità ma è cresciuto a più di 100 postazioni di vendita: insieme con la merce originaria, oggi si commercia una grande varietà di prodotti britannici ed internazionali.
Tutti gli attuali commercianti condividono l’amore per il cibo e molti di essi producono o coltivano ciò che vendono, di modo che i clienti da sempre sanno da dove viene ciò che acquistano.
 Il Borough Market assicura gli alti standard dei prodotti impiegando un gruppo di esperti imparziali, che controllano regolarmente gusto, provenienza e qualità del cibo venduto qui, e fornisce supporto ai piccoli produttori per raggiungere tali standard

Anche in Italia si sta cercando di ricreare i Farmers Market, con la loro atmosfera vibrante ed amichevole.
Slow Food propone i “ Mercati della Terra: luoghi dove fare la spesa, incontrarsi, conoscersi, mangiare in compagnia. Un mercato gestito da una comunità, con valori e regole condivisi. Cibi e vini buoni per il palato, puliti per l'ambiente e giusti per la società. Solo prodotti locali e di stagione, presentati solo da chi produce quello che vende. Spazi per i più giovani, per l'educazione del gusto, per gli eventi. Prezzi equi, per chi compra e chi produce”.
Coldiretti propone invece i “Mercati di Campagna Amica: mercati gestiti direttamente dai produttori, tanti Punti Campagna Amica insieme, ovvero tante diverse tipologie di prodotti per offrire ai consumatori in un solo luogo, una grande varietà di offerta”.

​​​
Roof Garden

Il terzo tema da cui partire -sempre in funzione della sostenibilità- è il disegno di un nuovo skyline della città contemporanea.
Le superfici orizzontali in quota possono ospitare il nuovo verde urbano.
I tetti della città sono un patrimonio esteso e non utilizzato di spazi a disposizione: vasti quadrati di cemento possono essere trasformati in appezzamenti di terreno, utili alla coltivazione, alla mitigazione climatica ed alla creazione di spazi di alta qualità.
Possono essere ripensati come veri e propri roof gardens, che sfruttino la buona esposizione al sole e ai venti.

La centralità dell’area e l’importanza storica dell’edificio adiacente (Teatro Sociale), conferiscono anche al tema della copertura verde un significato particolare.
Un giardino pensile dovrebbe, in questo caso, essere pensato come un nuovo spazio di incontro in quota, aperto liberamente alla frequentazione dei cittadini.
Si dovrebbe coniugare, insomma, l’idea di giardino con l’idea di terrazza pubblica aperta sulla città: ove eventi e feste creino un nuovo calendario, ove la presenza di locali innovativi e multi-funzionali divengano attrazione per l’intero Alto Milanese.
​​​​​​​



Tre funzioni urbane sovrapposte

Il nuovo edificio, pubblico e sostenibile, è pensato alla fine della via Dante, là dove questa culmina nella spianata della stazione ferroviaria.
L’edificio, in allineamento e continuità con la facciata del Teatro Sociale, da questo trae le proporzioni ed il partito architettonico principale costituito dal muro a portali del piano terreno.

L’originalità della concezione consiste nella sovrapposizione di tre funzioni urbane in un unico fabbricato.

Al piano terreno, a contatto immediato con la vita urbana, è collocato lo spazio a doppia altezza della vibrante Market Hall, un luogo antico e nuovo, che vuole esprimere nel concreto il significato di quel tornare alla terra dell’ Expo.
E che è, principalmente, un formidabile luogo d’incontro per la cittadinanza, ed un forte attrattore per chi arriva alla stazione di Busto.

Sotto e sopra il mercato coperto si trova il Car Park, un solo piano interrato e due piani fuori terra.
A coronamento del muro a portali che perimetra il mercato è piantato un fitto filare d’alberi, un primo gesto architettonico verde, anche al fine di occultare completamente il parcheggio.

Sopra tutto è collocato il piano del Roof Garden, un ulteriore grande spazio a disposizione della città.
Un giardino pensile, uno spazio verde alla quota circa dell’imposta della cupola del Teatro Sociale, arricchito dalla presenza del caffè-ristorante.
Al fine di alleggerire l’impatto visivo del nuovo edificio, la pianta di questo ultimo piano è disegnata come un cerchio inscritto nel perimetro dei piani sottostanti (mercato e parcheggio), affinchè il giardino pensile appaia librarsi liberamente sugli alberi del muro a portali.

Le tre funzioni urbane, Market Hall, Car Park e Roof Garden sono concepite come assolutamente indipendenti l’una dall’altra per modalità ed orari di utilizzo, nonché per tutti i percorsi pedonali e veicolari di accesso.

Infine, un pozzo di luce, ad illuminare la sala del mercato, racchiude un albero strutturale rosso: un gesto architettonico che unisce i livelli e le funzioni, una libera copertura, un landmark.

Busto Arsizio, 2015
Opportunity Area
Published: