Textures
Textures ricavate da elementi presenti nei diversi luoghi/monumenti di Palermo.
Orto Botanico
Guido Piovene, Viaggio in Italia 1957
Se oggi cerco a Palermo le vestigia della città quasi irreale conosciuta nell’anteguerra, dovrò fermarmi sui giardini, per esempio l’orto botanico, non soltanto uno splendido e ben tenuto campo d’osservazione per l’istituto botanico che gli sorge appresso, ma più bello del celebre giardino botanico di Rio de Janeiro, di un esotismo più sognato, e perciò più intenso. Si cammina tra lunghi viali di capoc fioriti di fiori giallini e rosati, ma con i grossi tronchi tutti egualmente ricoperti di aculei; ci si ripara sotto i molti esemplari di fichi esotici, veri villaggi arborei, che in nessun luogo crescono così incredibilmente vasti.
Guido Piovene (1907-1974) è stato uno scrittore e giornalista italiano. Fin da giovane si avviò senza indugi alla carriera giornalistica, incominciando da Il Convegno e dalle prestigiose riviste fiorentine. Passò successivamente al Corriere della Sera. Collaborò più avanti con Solaria, Pan, Tempo, La Stampa, con la quale proseguì la sua attività di inviato dapprima in America e successivamente a Mosca. In un secondo momento, la produzione di Piovene si orientò verso il reportage di viaggio.
Villa Giulia
Johann Wolfgang Goethe, Italienische Reise | Viaggio in Italia 1787
Ho passato delle tranquille ore deliziose nel giardino pubblico, in prossimità del molo. È il più meraviglioso angolo di questa terra. Concepito sopra un disegno normale, ha tuttavia qual- che cosa di fiabesco; piantato da poco tempo, ci trasporta nel mondo antico. Aiuole verdeggianti racchiudono piante esotiche; spalliere di agrumi s’incurvano in graziose capanne; alte pareti di oleandri, adorne di mille fiorellini rossi simili ai garofani, vi avvincono lo sguardo. Alberi strani, a me del tutto ignoti, ancora senza fogliame, probabilmente di paesi tropicali, allargano le loro ramificazioni curiose. [...] Le piante ostentano un verde al quale noi non siamo assuefatti e che ora è più giallastro, ora è più azzurrastro che da noi. Ma quello che conferiva all’insieme una grazia incomparabile era una vaporosità intensa, diffusa uniformemente su tutto, d’un effetto tanto più notevole quanto più gli oggetti, a pochi passi l’un dall’altro, spiccavano grazie a un tono azzurro chiaro marcato, in modo che o il loro vero colore finiva col perdersi o si presentavano allo sguardo per lo meno intensamente colorati di azzurro.
Johann Wolfgang Goethe (1749-1832), è stato uno scrittore, poeta e drammaturgo tedesco. Considerato uno dei casi più rappresentativi nel panorama culturale europeo, la sua attività fu rivolta alla poesia, al dramma, alla letteratura, alla teologia, alla filosofia, all’umanismo e alle scienze, ma fu prolifico anche nella pittura, nella musica e nelle altre arti. L’importanza di Goethe nel XIX secolo fu enorme. Per molti aspetti, fu l’iniziatore di molti concetti e idee che sarebbero col tempo divenuti familiari a tutti. Era affascinato dai minerali e dalla mineralogia; il minerale goethite prende nome da lui. Come filosofo e scrittore fu una delle figure chiave della transizione dall’Illuminismo al Romanticismo.
Chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio (Martorana)
Margherita Sarfatti, Venti giorni attraverso la civiltà della Sicilia 1921
Tutte le civiltà che la conquistarono lasciaron monumenti in Sicilia e segni sopra il suo suolo; ma i figli nomadi del deserto impressero di sé gli uomini e lasciaron segni di anima. Mi piace che le cinque cupolette della Moschea araba, abbaglianti di bianchezza, sian divenute senza mutare Santa Maria dell’Ammiraglio, proprio nel cuore di Palermo, alla cantonata dei Quattro Canti, di dove si vede il monte e il mare per cominciamento e per fine di ogni lungo rettifilo di abitazioni. Piace che Giorgio d’Antiochia, effigiato in mosaico sotto la intatta vòlta mauritana, porga la Chiesa alla Madonna, con la lunga mano esile presso la lunga barba bianca. E’ una mano di stile, che narra tutta una tradizione greco-alessandrina, ammollita, affinata, snervata ancora nell’Oriente di Bisanzio. Ma in quella barba ricciuta e leggera, in quel volto adusto, non vi è solo Bisanzio, ancora cristiana e semi-europea: questo ammiraglio di re normanno ha una fisionomia beduina di guerriero asceta; fisionomia di califfo e pontefice, doppiamente consacrato- re di ieratiche armi...
Margherita Sarfatti (1883-1961) è stata una scrittrice e critica d’arte italiana, nota anche per la sua relazione con Benito Mussolini, del quale scrisse una delle prime biografie agiografiche, intitolata Dux, pur dovendo riparare in Argentina nel ‘38, a seguito delle leggi razziali antisemite. Con la promulgazione delle leggi razziali nel 1938, la Sarfatti si allontanò dall’Italia evitando, in tal modo, di essere travolta dal crollo del regime. Si trasferì dapprima a Parigi, poi fu la volta degli Stati Uniti e infine si ifugiò, per sei anni, in Uruguay e Argentina.
Chiesa di San Cataldo
Gerd Gaiser, Sizilianische Notizen | Notizie dalla Sicilia 1959
Al mattino ci attirarono i due piccoli templi dell’epoca normanna, San Cataldo e la Martorana, strettamente affiancati l’uno all’altro. [...] Ma il mondo delle nostre esperienze sarebbe meno ricco, se gli mancassero queste due piccole chiese, alle quali il caso o un intervento della provvidenza ha concesso di sopravvivere, strette l’una all’altra, in mezzo alla vecchia Palermo, una minuscola isola che comprende anche un mas- so nerastro del più antico bastione; per un paio di metri di lunghezza, inscurito e consumato, spunta ancora dall’asfalto, senza che nessuno ci faccia caso. Allora il porto si addentrava fin qui, oggi è il centro della città. Ambedue gli edifici non ci sono rimasti nella loro condizione originaria. La Martorana si cela sotto una crosta barocca, come un geode che va rintracciato in mezzo a della materia meno nobile. Il rivestimento dell’interno di San Cataldo si è perso. Resta la purezza, la splendente severità della struttura esterna.’’
Gerd Gaiser (1908-1976) era uno scrittore tedesco. Gaiser ha avuto, dopo il successo della guerra come scrittore, anche l’apprezzamento critico letterario da personaggi come Hans Egon Holthusen e Friedrich Sieburg, che era stato catturato come Gaiser nel sistema nazista, ma con la crescente importanza del Gruppo 47 ha perso influenza. Narrazioni Gaisers si sono trovate nel 1970 in antologie e libri di testo scolastici fino al 1990. Da allora è stato dimenticato.
Chiesa di Santa Caterina
Christoph Martin Wieland, Clelia und Sinibald oder Die Bevölkerung von Lampeduse 1783
Già la mattina di buon’ora, allo scampanio rumoroso
Del dì di festa, i cittadini di Palermo a frotte
Si erano raccolti per la messa nel giorno di Santa Caterina;
Il batacchio delle campane si era ormai fermato,
La processione con croce e bandiere era passata,
E già i preti intonavano, in onore alla Santa,
Adorni di ricche stole,
Presso altari ben incensati
Il loro Dominus vobiscum con voce stridula,
Quando Sinibald, un giovane perdigiorno
Della nobile stirpe di Tancredi (solitamente un tiepido fedele) Al braccio di Guido, parato a festa,
Mosso dalla curiosità entrava anch’egli nella chiesa.
Christoph Martin Wieland (1733-1813) è stato uno scrittore, poeta, editore e traduttore illuminista tedesco. Una delle opere più conosciute di Wieland fu La storia degli Abderiti (Die Geschichte der Abderiten, Leipzig 1774), rielaborata in una seconda edizione nel 1781. Wieland può essere considerato il primo scrittore tedesco di una moderata satira politica critica del potere politico della Germania del suo tempo.
Cappella Palatina - Palazzo Reale
Guy De Maupassant, La vie errante. Premier Voyage: de style en style 1890
La Cappella Palatina, costruita nel 1132 dal re Ruggero II, in stile gotico-normanno, è una piccola basilica a tre navate. È lunga soltanto 33 metri e larga 13; pertanto è un giocattolo, un gioiello di basilica. Due linee di stupende colonne di marmo, tutte di colore diverso, conducono sotto la cupola, da dove vi guarda un Cristo colossale, circondato da angeli ad ali spiega- te. Il mosaico che costituisce il fondo della cappella laterale di sinistra è un quadro stupefacente. Rappresenta San Giovanni che predica nel deserto. Si direbbe un Puvis de Chavannes più colorito, più possente, più ingenuo, meno costruito, eseguito in tempi di fede vivida da un artista ispirato. L’apostolo parla ad alcune persone. Dietro di lui, il deserto, e proprio in fondo, alcune montagne azzurrine, di quelle montagne dalle linee morbide e sfumate in una nebbiolina, come le conosco- no bene tutti quelli che hanno percorso l’Oriente. Al di sopra del santo, attorno a lui, dietro di lui, un cielo d’oro, un autentico cielo da miracoli in cui Dio pare presente.
Henri-René-Albert-Guy de Maupassant (1850-1893) è stato uno scrittore, drammaturgo, reporter di viaggio, saggista e poeta francese, nonché uno dei padri del racconto moderno. Maupassant è profondamente influenzato da Zola e Flaubert, nonché dalla filosofia di Schopenhauer, sulla quale egli fonda il suo amaro, angoscioso realismo. I suoi racconti e i suoi romanzi nascono spesso dal disgusto nei confronti dell’ipocrisia, dell’opportunismo, del meschino egoismo della piccola borghesia. Le sue novelle si contraddistinguono per lo stile secco, sintetico, e per la lucidità con cui i temi sono sviluppati. Maupassant eccelle nella costruzione dell’intreccio.
Chiesa di San Giovanni degli Eremiti
Guido Piovene, Viaggio in Italia 1957
E tra gli splendidi giardini, ancora più che tra le opere d’arte, la mia memoria colloca San Giovanni degli Eremiti, una chiesetta dalle cupole rosse sorta su una moschea, e un chiostro circondati di un giardino arabo folto di aranci, di pompelmi, di sensitive, di gelsomini, di dature, da cui pende quel fiore bianco, a forma di tromba, di cui la Sicilia è piena, che odora forte col crepuscolo, e che ha nomea di velenoso.
Guido Piovene (1907-1974) è stato uno scrittore e giornalista italiano. Fin da giovane si avviò senza indugi alla carriera giornalistica, incominciando da Il Convegno e dalle prestigiose riviste fiorentine. Passò successivamente al Corriere della Sera. Collaborò più avanti con Solaria, Pan, Tempo, La Stampa, con la quale proseguì la sua attività di inviato dapprima in America e successivamente a Mosca. In un secondo momento, la produzione di Piovene si orientò verso il reportage di viaggio.
Porta Nuova
Lucio Piccolo, Le esequie della luna 1979
L’altra porta guarda occidente e mezzogiorno. I due schiavi dalle braccia mozze ai lati ascoltano i venti che vengono d’Africa. Tutto il giorno ruote, scalpicii, il richiamo dei venditori ambulanti e quello dei dispensatori d’acqua su le panchette colorate – l’acqua nell’ombra dell’arco è splendida – con il loro frastuono sembrano ostacolare transiti più leggeri. Allato è un’abitazione di poche stanze, finestre con sbarre orizzontali, ricavata dalla base stessa del bastione. Ma il sole se ne và più presto qui, dietro le montagne che s’imbrunano subito, nelle costole della salita l’erbe si risvegliano per le mani dell’erborista, e in compenso di questo suo celarsi in anticipo il sole che nimbi che aloni lascia sui profili e le cime, raggiere simili a stecche d’un ventaglio d’opaco scarlatto o venato di viola, e su una nuvoletta varca e si colora di mese e di stagione, fa immaginare le fiammate del tramonto su le sabbie d’occidente. Così la sera viene prima, e col suo arrivo i rimbombi sotto la volta vanno affievolendo, i passaggi meno frequenti. [...] L’ombra cresce, ancora poco e lo spazio dell’arco si colmerà d’azzurro già notturno, la calma peschiera dove estinguere ogni ansia. Le stelle seguono la loro strada, attente, come di grado in grado, forse sanno che le segue uno sguardo dal foro del tetto più alto o da una mobile piattaforma di acciaio. Una mano poi segnerà i loro umori negli annali delle piogge e dei venti.
Lucio Piccolo (1903-1969) è stato un poeta ed esoterista italiano, che visse quasi sempre appartato, fra Palermo e la sua casa di Capo d’Orlando, alieno da ogni forma di mondanità come lo fu suo cugino Giuseppe Tomasi di Lampedusa. La sua poesia, decisamente isolata nel panorama letterario degli anni Cinquanta - Sessanta, in cui si scontravano l’ultimo neorealismo e la prima neoavanguardia, è caratterizzata da elencazioni e proliferazioni tipicamente barocche costituite da immagini dense e oniriche, dall’oscurità e dal simbolismo talora molto spinto, che sono tuttavia originalmente radicate nella realtà quotidiana attraverso un oggettivismo surreale.
Cattedrale
Alexandre Dumas, Le Speronare | La Speronara 1842
Si tratta di un magnifico edificio del dodicesimo secolo, di fattura per metà normanna e per metà saracena, pieno di stupendi particolari di miracolosa precisione e tutto intagliato, merlettato, e ornato di festoni come un ricamo di marmo; le porte erano aperte a tutti e il coro, illuminato dall’alto in basso da lampadari sospesi al soffitto e sovrapposti gli uni agli altri, diffondeva una luce abbagliante; non ho visto niente di simile da nessuna parte. Ne facemmo il giro tre o quattro volte, fermandoci di tanto in tanto per contare le ottanta colonne di granito orientale che sostengono la volta, e le tombe di mar- mo e di porfido dove riposano alcuni degli antichi sovrani siciliani. Trascorremmo un’ora e mezza in questa investigazione; poi, mentre stava per scoccare la mezzanotte, risalimmo nella vettura e ci facemmo portare al Corso dove, nella via del Cassaro, inizia a mezzanotte la passeggiata.
Alexandre Dumas (1802-1870) è stato uno scrittore e drammaturgo francese. Maestro del romanzo storico e del teatro romantico, ebbe un figlio omonimo, Alexandre Dumas, anch’egli scrittore. Le sue ceneri furono trasferite al Panthéon di Parigi il 30 novembre 2002. È famoso soprattutto per i capolavori Il conte di Montecristo e la trilogia dei moschettieri formata da I tre moschettieri, da Vent’anni dopo e da Il visconte di Bragelonne. Dai suoi capolavori sono stati tratti numerosi adattamenti cinematografici e televisivi.
Catacombe dei Cappuccini
Christine Wolter, Juni in Sizilien | Giugno in Sicilia 1977
Dalle gallerie sotterranee arriva un’aria fredda, ma anche uno strano odore, quasi una sensazione prima ancora di aver visto. Sono allineati lungo i corridoi lastricati in pietra, ritti in piedi o appesi, in mantelli di velluto, camicie pieghettate, con paramenti vescovili o sacerdotali, in testa alti copricapo o ber- retti flosci, raggruppati da morti secondo le professioni, nelle giacche e nei pantaloni di volta in volta alla moda. Si affollano, riempiono una galleria dopo l’altra, un teschio accanto all’altro, reclinati sui corpi spolpati, talvolta dagli abiti ammuffiti spunta un ciuffo di paglia, l’osso di un braccio...
Christine Wolter (1939 - ) è una scrittrice tedesca. Christine Wolter pubblica opere narrative dagli anni ‘70 incentrate sull’autocoscienza e sull’emancipazione femminile; Soprattutto, il suo romanzo di grande influenza autobiografica “The Sailor”, che è stato anche filmato nel 1987 al DEFA da Herrmann Zschoche con il titolo “L’unico velista”, è stato un successo di pubblico in entrambe le parti della Germania.
Castello della Zisa
Ippolito Nievo, Lettera a Bice Melzi d’Eril 1860
Com’è bella la Ziza! Darei la mia vita attuale ed anche un buon carato della futura per essere vissuto quando la Ziza era giovi- ne. – Non fare castelli in aria a favor mio. – La Ziza è una villa reale degli antichi conquistatori Mussulmani. Essa mi ricorda le Mille ed una notte, le romanze cantate al suono della chitarra; i sorbetti di rose; i turbanti, la pipa ed il chiaro di luna – tutte cose che io stimo assai più dei registri dell’Intendenza, e del- le riviste passate ai battaglioni. Oh povero me, come divento vecchio! Se avessi barba dovrei averla canuta.
Ippolito Nievo (1831-1861) è stato uno scrittore e patriota italiano dell’Ottocento, visse intense esperienze intellettuali e militari con una forte volontà di presenza nella vita pubblica. I suoi molteplici scritti mostrano la ricerca di un modello positivo di comportamento morale e politico, e insieme un netto rifiuto del Romanticismo sentimentale. C’è in lui una esigenza di maturità virile, di vigore intellettuale, che egli realizzò partecipando come soldato al seguito di Garibaldi, alla guerra del ‘59 e all’impresa dei Mille. La sua opera più famosa, il romanzo “Confessioni di un italiano”, è un imponente affresco di un’ epoca, una grandiosa saga del Risorgimento italiano. Esso rappresenta il ponte di passaggio tra il romanzo storico del primo Romanticismo e il romanzo realistico-veristico del secondo Ottocento.
Palazzina Cinese
Fulco Di Verdura, Estati felici. Un’infanzia in Sicilia 1977
Sempre nella periferia della Favorita c’erano il campo di corsa e i prati dove Papà faceva allenare i suoi cavalli. C’era anche un tiro al piccione dove Papà si esercitava a sparare su certi dischi di argilla lanciati in aria. Ma tutti questi svaghi, queste meraviglie impallidivano davanti l’incantesimo della Palazzina Cinese. Separata dal parco, circondata da un simmetrico giardino all’italiana, sorge questa incredibile costruzione. Un’accozzaglia di porticati, terrazze e terrazzini a livelli diversi, minareti e pagode che hanno l’aria di arrampicarsi gli uni su gli altri, questo monumento all’assurdo è sormontato da un tetto a forma di tenda. L’interno poi sfida qualunque logica. Entrando, invece di salire, si scende per arrivare nella gran sala da ballo che, lunga e stretta con un soffitto basso a forma di botte, potrebbe aver l’aria di una cantina se non fosse per le due nicchie semicircolari alle estremità con i gradini per i musicisti e una collezione di stampe inglesi del Bartolozzi che tappezzavano le due pareti...
Fulco Di Verdura (1899-1978) è stato un artista italiano, coetaneo e cugino di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. È ritenuto un’icona di stile del XX secolo. Conobbe e frequentò personaggi come Coco Chanel e Salvador Dalí. Fulco di Verdura emigrò dalla Sicilia, risiedendo a Parigi, dove lavorò alla Maison Chanel e più avanti a New York, sulla Fifth Avenue, dove fondò il suo marchio di gioielli, seguito da esponenti del mondo dello spettacolo e del jet set internazionale. Collaborò con Luchino Visconti alle scenografie del film “Il Gattopardo”. Negli ultimi anni della sua vita, ormai circondato dal successo internazionale, si dedicò alla pittura e scrisse le sue memorie.
Santuario di Santa Rosalia
Johann Wolfgang Goethe, Italienische Reise | Viaggio in Italia 1787
Giunti alla vetta del monte, dove questo forma come una nicchia nella roccia, ci troviamo di fronte a una parete a picco, alla quale la chiesa e il convento sembrano come appesi. L’esterno della chiesa non ha nulla di attraente; si apre la porta con indifferenza, ma già all’entrata si rimane colpiti dalla più gran meraviglia. Ci troviamo in un atrio, che continua per tutta la larghezza della chiesa, e s’apre in direzione della navata. [...] La navata è un cortile aperto, racchiuso a destra da rocce nude, a sinistra da una continuazione dell’atrio. E’ lastricata di pietra e un po’ inclinata per agevolare lo scolo dell’acqua piovana; una fontanina scorre press’a poco nel centro. [...] Il canto dei preti aveva finito di echeggiare nella grotta; l’acqua zampillava nel serbatoio di fianco all’altare e le rocce a picco sopra il vesti- bolo, la vera navata della chiesa, completavano meglio ancora la scena. Un gran silenzio dominava in questo deserto che sembrava restituito alla morte, e una grande pulizia in quella grotta selvaggia. [...] Io non mi potei strappare che a fatica da quel luogo, né ritornai a Palermo se non a notte inoltrata.
Johann Wolfgang Goethe (1749-1832), è stato uno scrittore, poeta e drammaturgo tedesco. Considerato uno dei casi più rappresentativi nel panorama culturale europeo, la sua attività fu rivolta alla poesia, al dramma, alla letteratura, alla teologia, alla filosofia, all’umanesimo e alle scienze, ma fu prolifico anche nella pittura, nella musica e nelle altre arti. L’importanza di Goethe nel XIX secolo fu enorme. Per molti aspetti, fu l’iniziatore di molti concetti e idee che sarebbero col tempo divenuti familiari a tutti. Era affascinato dai minerali e dalla mineralogia; il minerale goethite prende nome da lui. Come filosofo e scrittore fu una delle figure chiave della transizione dall’Illuminismo al Romanticismo.
Villa Igiea
Bernard Berenson, Viaggio in Sicilia 1955
Siamo alloggiati a Villa Igiea, il grande albergo in riva al mare. Dalle sue fastose sale per leggere, scrivere, conversare o sorbire bevande, dal vasto giardino pieno di palme di ogni specie e di piante subtropicali, dalle ampie terrazze, si gode da un lato la veduta sul golfo e la frastagliata linea dei monti lungo la costa, mentre dall’altro, affacciandosi sul mare aperto, sembrerebbe di vivere a bordo di un transatlantico di lusso che navighi così liscio da non avvertirne il movimento. Per ottenerlo ordine esemplare, cura e buon gusto in tutto non fu certo badato a spese da parte di chi ne ebbe l’incarico.
Bernard Berenson (1865-1959) è stato uno storico dell’arte lituano naturalizzato statunitense. Specializzato nel Rinascimento, divenne un’autorità incontrastata nell’attribuzione delle opere, nel tempo in cui queste attrassero l’attenzione dei grandi collezionisti americani. I suoi giudizi all’epoca godettero di vasta e incontestata influenza. Il suo libro “I pittori italiani del Rinascimento” fu un bestseller internazionale. Si ritiene che sua moglie Mary abbia dato un contributo notevole a varie sue opere.
Textures
Published:

Owner

Textures

Textures ricavate da elementi presenti nei diversi luoghi/monumenti di Palermo

Published: