Racconto, attraverso 4 immagini il mio pensiero/ricordo legato al gioco, rappresentandone la semplicità creativa da cui esso prende forma.
Penso a ciò e riaffiorano inevitabilmente tante immagini, mie, passate, legate a momenti sempre miei, presenti.
Ogni volta che a lavoro osservo bambini rincorrersi e divertirsi con niente, infatti, mi basta chiudere gli occhi per ritrovare in un attimo me a 5 anni con le mani immerse in grovigli di fili e bottoni colorati a casa della nonna.
Semplici cassetti si trasformano in casseforti ricche di piccoli tesori: vecchi giochi consumati dal tempo, foto in bianco e nero sbiadite, vecchi quaderni ingialliti.
Ho sempre provato per questi oggetti, un senso di forte curiosità seguito da una forma di malinconia che porto dentro ancora adesso.
Mi vedo ancora lì, in giardino, che cerco posti sempre nuovi in cui nascondermi, conto 1..2..3..4.. con la faccia rivolta verso il muro, o che gioco con la mano sguazzante in una boccia di vetro ad inquietare quel povero pesce rosso (chi non l’ha mai fatto?!)
Mi capita di pensare a quei momenti in un giorno qualsiasi ed è come se fossi ancora lì.
Ogni dettaglio: colori, sensazioni, odori, suoni, restano tali, immagini vive.

Gioco.
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Gioco.

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