Giovanni Benetti's profile

Riqualificazione di Malga Fosse

Progetto 9° classificato

Progettisti
Willy Schweizer
Maria Grazia Piazzetta
Chiara Benetti
Marco Bettega
Giovanni Benetti
La qualità altissima del contesto naturale in cui si colloca l’intervento – prati aridi solcati da striature rocciose e in alto quelle “montagne di vetro” che Dino Buzzati percorreva e amava, le Pale di San Martino – rende secondo noi improponibile la costruzione di un edificio vero e proprio. Percorse e valutate le varie alternative – dal manufatto “pittoresco”, illusorio e ambiguo, all’edificio schiettamente contemporaneo allettante ma rischioso di autoreferenzialità e difficile empatia con l’utenza – abbiamo adottato un volume, con la dimensione necessaria a contenere le funzioni richieste, sviluppato in lunghezza e ridotto in altezza a un piano visibile (e uno interrato). L’andamento è all’incirca parallelo alle linee di livello; la pianta allungata è differenziata in due segmenti disposti in direzione est-ovest, a 5 metri dal confine nord e quindi prossimi alla rampa a monte. Questo volume, o meglio questo non-edificio, viene inserito, anzi assorbito nella montagna mediante il ripristino del terreno contro la rampa, lungo il fianco ovest e sopra il solaio, fino a ridurre la parte visibile da valle al solo prospetto sud, configurato da una striscia sottile, leggermente inclinata, tutta in legno e vetro. Per questa lunga parete-fessura prevediamo l’uso del legno naturale, non trattato e non piallato, nello spirito costruttivo di sobrietà dell’architettura spontanea, per ottenere, nel tempo, la sua integrazione nel verde. Viene quindi quasi ricostruito un pezzo di paesaggio: dall’alto infatti nulla è visibile se non il prato di copertura in continuità con tutta l’area circostante.

Le strisce visibili definiscono un’immagine che evoca in forma indiretta, l’orizzontalità degli elementi, artificiali e naturali, frequenti nei paesaggi d’alta montagna: i muri di sostegno, le staccionate dei pascoli, le cenge rocciose emergenti dai prati, i ripari parafrane e paravalanghe. Giunge a proposito un’altra affermazione di A. Loos “La pianura richiede elementi architettonici verticali; la montagna orizzontali”.

Se la Montagna, entità per definizione “Sublime”, insieme spaventa e affascina, attira e minaccia, l’utente viene attratto da un’architettura che sia dalla montagna riparo-protezione e della montagna visione-contemplazione. La struttura progettata, integrata fisicamente nella montagna stessa, appare nucleo sicuro e protetto fin dall’esterno e la sensazione prosegue all’interno con la configurazione “domestica” degli ambienti, la presenza calda del legno e quella, concretamente calda, del fuoco nel caminetto centrale del bar-ristorante. Qui la parete sud inclinata verso l’esterno, percorsa dalle vetrate all’altezza dello sguardo dei commensali per una lunghezza di 20 metri, tende e proietta lo spazio verso le forme verticali delle Pale e, lontano, verso la barriera orizzontale delle Vette Feltrine. L’andamento del soffitto leggermente inclinato longitudinalmente conduce lo sguardo, fin dall’ingresso al locale, a raggiungere gradualment,e attraverso la vetrata del prospetto est e, fuori, sulla terrazza-belvedere, la veduta dominante del Cimon de La Pala.

Proponiamo infine un’ipotesi funzionale aggiuntiva che introduce nell’attività essenzialmente turistica della struttura una componente culturale, con ricaduta presumibilmente positiva sugli aspetti e gestionali (prolungamento del periodo, pubblicità, ecc.) e dell’ immagine. Si ipotizza una possibile partecipazione della struttura alberghiera prevista al progetto di Dolomiti Contemporanee, “laboratorio d’arti visive in ambiente”. Gli spazi utilizzabili quali laboratori e zone di esposizione sono indicati a monte, contro la rampa sul confine nord e/o, nel caso,in ampliamento della parte fuori terra nella direzione delle camere sommando nuovi moduli abitativi. L’esterno stesso, con la dovuta cautela e attenzione verso l’ambiente naturale, potrebbe essere sede di eventi all’aperto. Nel caso in cui poi si verificasse la cessazione dell’attività della stalla, il manufatto si presterebbe indubbiamente a un utilizzo congruo all’ipotesi descritta.

Al di là dell’ indubbia convenienza della fruizione proposta sul piano economico, qualunque possa essere la procedura di attivazione, sembra comunque suggestivo coinvolgere con l’arte questo luogo e pensare a Malga Fosse quale sede di un recupero identitario in chiave attuale di un straordinario brano dell’ambiente dolomitico.
Riqualificazione di Malga Fosse
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Riqualificazione di Malga Fosse

Riqualificazione di Malga Fosse Comune di Siror - Passo Rolle Progetto 9° classificato

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