"Abitare se stessi"

Nostalgia del profumo di casa, quell’odore familiare, magari mischiato a quello ancora più intenso di torta appena sfornata.
Questo è ciò che voglio raccontare, lo stato d’animo che nasce dalla difficoltà di vivere lontano da casa, tutti quei dettagli e quelle piccole cose che ricordano la mia terra e mi legano ad essa. 
Il tema del lavoro è proprio la casa, il paese natio, il piccolo borgo di provincia dal quale  ci si trova in qualche modo costretti ad andare via, per inseguire i propri sogni o, più semplicemente, per rifuggire la monotonia dei giorni lenti e sempre uguali a se stessi.
Lasciare il proprio paese, ad un certo punto della vita, diventa un sollievo. La voglia di sentirsi indipendenti, di fuggire da tutto quello che ci intrappolava e di vivere in grandi città che possono offrire infinite possibilità.
È solo in seguito che ci si accorge di voler tornare in quel piccolo posto dal quale ci si è voluti allontanare. Tornare anche solo per un po’, per sentirsi sicuri del fatto che tutto sia rimasto così come lo abbiamo lasciato. Perché è cosi che accade:  quando si vive a chilometri di distanza dalla realtà in cui si è cresciuti, si ha sempre la convinzione che il tempo passi solo lì e che a casa si fermi, quasi ad aspettarci.
Sentimenti contrastanti che innescano ricordi profondi: un sapore, un profumo, uno scorcio, un qualcosa che stimola i nostri sensi e che per una frazione di secondo riporta i pensieri a casa. 
Ecco, il mio intento è quello di portare un pezzo del mio paese a Roma, di ritagliarlo e farlo mio per poterlo avere sempre con me ovunque io vada.
La mia è una continua ricerca di quegli interruttori che “accendono” il ricordo delle piccole e significative cose che si avvertono vicine nonostante la distanza, cercando una sorta di “confronto” tra le due realtà. 
Un confronto perenne che permette di creare un ‘’nuovo mondo’’, un mondo formato dall’unione tra le due realtà, dalle esperienze e dalle sensazioni che le uniscono in alcuni tratti e le fanno divergere in altri. Un ‘’continuum’’ emozionale, un mondo - tutto nostro - che ci permette non di vivere in un luogo, ma di abitare se stessi.

Pasquale Giannelli
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