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Some Disordered Interior Geometries

La ricerca del non convenzionale, di spazio per nascondersi, mostrandosi; cercando di velare e zittire la propria immagine ammantata di indeterminatezza e desiderio agli occhi degli spettatori, sono queste le caratteristiche che cerca l’uomo della collezione AI 14-15 ‘SOME DISORDERED INTERIOR GEOMETRIES’, un vero e proprio esploratore alla ricerca del ‘non popular’.
Ambientazioni riadattate da lm underground degli anni ’70-’80, con sottofondi musicali no wave dei Sonic Youth e dei DNA, dove il bianco, il nero e le lunghe esposizioni in stile Francesca Woodman stordiscono il nostro uomo, piccolo all’interno di un mondo che non gli appartiene ma grande in uno spazio tutto suo dove trova il nirvana attraverso un irrinunciabile urgenza di scandagliarsi, a ritroso: ombre pruriginose, deformità inconfes- sate, inquietudini inveterate; impregnato di una spiritualità scenogra ca che abbonda nei volumi. Spazio da sé per sé. Il logico, l’ovvio e l’ordinario non sono previsti. Nello scegliere il nome della collezione mi sono ispirato alla prima ed ultima mostra fotogra ca da viva di Francesca Woodman, suicidatasi poi durante la durata della stessa.
Le cromie che non ammettono toni diversi dal bianco o dal nero, eccezion fatta per l’arancione presente a sottolineare un ascetismo latente ispirato agli abiti dei monaci induisti e al secondo chakra che controlla tra l’altro la lotta per la sopravvivenza. I suoi volumi non sono soltanto abbondanti e sinuosi ma anche snelli e longilinei in contrapposizione a capi che potremmo accostare a maxi tuniche per monaci new-age. I colori sono espressi attraverso uno degli elementi ricorrenti all’interno della collezione: la contrapposizione che vediamo per esempio nelle stampe all-over coperte da tessuti semitrasparenti a creare un e etto ‘vedo non vedo’ con tessuti tecnici, rigidi, monocolore; pelli lucide con pelli lavorate o rovinate; jeans maltrattati e jersey sovrapposti malamente con trasparenze rigorose e forme austere; colore con non-colore; tessuto con non tessuto; trasparenza con segretezza.
I tessuti che caratterizzano la collezione variano di qualità e mano l’uno dall’altro. Ci sono pantaloni in Tasmanian rivestiti o decorati da pannelli di organza stampata, pantaloni aderenti in jersey accompagnati da gonne asim- metriche sovrapposte, denim rovinati e volumi molto stretti dati da una sottilissima pelle nera. Troviamo inoltre abbondanti maglioni sui toni del grigio melange, cappotti in fustagno usurato e impermeabili in tessuti tecnici messi in contrapposizione dalla diversa mano. T-shirt abbondanti ed elasticizzate in jersey di cotone fanno rivivere attraverso le loro stampe e i maltrattamenti subiti dal tessuto l’ambiente degli stage no-wave. Come nelle opere di Francesca Woodman, il mio intento è quello di integrare nel miglior modo possibile le gure all’atmosfera circostante, creando dei veri e propri buchi nelle carte da parati dell’ambientazione, dove i capi di ‘Some disordered interior geometries’ si incastrano alla perfezione, nascondendosi e facendosi assorbire dalla scenogra a diventandone essi stessi parte.

‘La cosa che mi interessava di più era la sensazione che la gura, più che nascondersi da se stessa, fosse assorbita dall’atmosfera, tta e umida.’
F.Woodman 
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