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La Maison Particulière di Theo Van Doesburg

LA MAISON PARTICULIÈRE DI THEO VAN DOESBURG
UN APRROCCIO MULTIMEDIALE

di Marco Di Bella
Lo studio parte da un approfondimento sulla lezione olandese De Stijl, movimento moderno e d’avanguardia del primo Novecento, considerato come il collegamento tra le avanguardie pre-1914, Cubismo e Futurismo, e il modernismo dell’astrazione geometrica e International Style del post-1918. Appare opportuno specificare sin da subito come “De Stijl” (Lo Stile) fu il nome della rivista fondata nel 1917 e utilizzata per la promozione degli ideali di Neoplasticismo, ideali teorizzati dall’olandese Theo Van Doesburg, e sposati dagli altri collaboratori attraverso vari Manifesti. Con De Stijl, quindi, si definisce più in senso generale, il nome del gruppo (all’inizio prettamente olandese, successivamente più internazionale), costituito sia da artisti che da architetti che esprimono stilisticamente il Neoplasticismo, in arte con le composizioni, e in architettura con le varie costruzioni. Il De Stijl è un esempio di convergenze tra il mondo delle arti visive e quello dell’architettura. Fondatore delle teorie sul Neoplasticismo fu Theo Van Doesburg, personalità poliedrica (pittore, scultore, scrittore, critico e teorico, regista ecc.) quanto emblematica. Egli sperimentò molto prima di raggiungere un equilibrio stilistico da esprimere: dalle rappresentazioni figurative alle prime astrazioni su tela, ai primi progetti di interni, vetrate e pavimenti, dai quali partirono le prime collaborazioni con architetti e le prime esperienze nel campo dell’architettura. Indagando sulla sua intera opera visiva, si distinguono due principali attività parallele: quella della pittura e quella della progettazione architettonica. Quest’ultima appare più sterile e non porta ad una produzione e realizzazione vera e propria, tanto che gli unici due edifici che portano la sua firma sono il Cafè Aubette di Strasburgo (1926-28), considerata l’ultima opera Neoplastica in senso stretto, e la Casa-studio di Meudon Val Fleury (1927-30). Questo vuol dire che molte sue opere rimasero su carta e incompiute. Più che un architetto, a cui si possono attribuire cinque o dieci edifici significativi, o uno storico di architettura, il cui contributo sia desumibile da un libro o da una serie di saggi, egli è l’esponente di una poetica. Quella De Stijl è una poetica attiva, che continuamente riaffiora nelle esperienze contemporanee. Stupisce come la lezione Neoplastica sarà ripresa non solo direttamente dagli architetti olandesi, collaboratori e non del De Stijl, come Gerrit Rietveld con la sua Schröder House del 1924, ma anche da altri architetti costituenti il nascente “International Style” come Mies van der Rohe, e anche dal Bauhaus. Nel 1924 Theo Van Doesburg pubblica il saggio Tot een beeldende architectuur (Verso un’architettura plastica) in cui espone 16 punti, successivamente rivisti e ampliati a 17, sulla visione neoplastica dell’architettura moderna. In questo contesto si posiziona la mostra Rosenberg del 1923, a cui partecipa con tre progetti architettonici, realizzati in collaborazione con il giovane architetto olandese Cornelis Van Eesteren: l’Hotel Particulier, la Maison Particulière e la Maison d’artiste. Questi progetti, mai realizzati, promuovono le nuove tendenze stilistiche, non solo olandesi, ma moderne in senso generale, soprattutto attraverso il linguaggio che viene utilizzato. Centrale appare inoltre la teoria sull’ “architettura-luce”, in cui Van Doesburg concepì nuovi modi e mezzi per coinvolgere nella sua arte lo spazio e il tempo con l’aiuto del cinema, cominciando con le contro-costruzioni ad illustrare l’utilizzo costruttivo di piani colorati in architettura. Vi è pertanto un parallelismo tra una forma primordiale di concepire la rappresentazione dell’animazione (quella per esempio del cinema astratto, 1920 ca), del tutto concettuale, sperimentale e priva di mezzi adeguati, e la maniera di concepire oggi un progetto-video nell’ambito del Motion Design, con l’utilizzo di mezzi avanzati. Lo studio, quindi, si concentra su uno dei tre progetti partecipanti alla mostra Rosenberg del 1923, quello della Maison Particulière. L’edificio cela l’aura di un’architettura-manifesto, un progetto dalla mancata realizzazione, di cui si possiede parziale e poco approfondita conoscenza. La raccolta di informazioni, di schizzi, di disegni e di quelle che si definiscono contro-costruzioni, ha permesso di effettuare una serie di analisi e interpretazioni grafiche, da cui è stato possibile elaborare e realizzare un modello 3d, un contributo fondamentale per la comprensione pratica del manifesto elaborato da Van Doesburg, Verso un’architettura plastica, e quindi la materializzazione delle sue teorie. Successivamente è stato elaborato un video, concepito sull’animazione 3d di tale modello, per la comprensione teorica del linguaggio visivo e architettonico espresso nelle contro-costruzioni e dei principi fondanti il contributo olandese al movimento moderno in architettura, il significato delle sue teorie. Pertanto la rappresentazione multimediale ha permesso di esprimere il concetto principale di scomposizione quadrimensionale, che, così come espresso dallo storico Bruno Zevi, è il concetto chiave della poetica dell’architettura Neoplastica.

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