Non è ancora tempo per il calore del sole che ti accarezza il viso o che ti pizzica sul naso lasciandoti lentiggini.
Non è ancora tempo nè luogo di risate, giornate all’insegna del relax, nè con se stessi nè con nessun altro.
Non c’è ancora modo di capire se la strada intrapresa è quella giusta, nè se è la migliore al momento.
Non si sa nemmeno quale potrebbe essere l’alternativa a quel peso che ti porta sgomento, talvolta rancore o rabbia nei confronti del mondo e che, alla fine, si riflette su se stessi.
Ma allora, è tempo per cosa? La gioventù, vista dal mondo dei grandi, è il momento più intenso da vivere. Io aggiungerei tanto carico di responsabilità, coscienza e conoscenza profonda sui propri interessi, obiettivi e ideali così da lasciarti la possibilità e gli strumenti di plasmarsi addosso ciò che saremo, se ci arriveremo, alla fine di questa partita.                      
Un traguardo incerto, labile,  buio.
 
Vedremo, vedrò mai la luce?
 
Vorrei, intanto, voltarmi indietro e trovare persone buone e davvero vogliose di condividere e vivermi in affetto. Poi, guarderò dritto verso ciò che dovrei decidere di diventare. Lungo il percorso, sarò in cerca di un pozzo così profondo da non avere mai fondo all’interno del quale buttarci dentro tutti i maledetti pensieri che gravano sulle mie spalle facendomi rimpicciolire sempre di più, nella mia testa tessendo intricati concetti da perdere il senno della ragione, nello stomaco facendomi perdere l’appetito e nel cuore facendomi dimenticare cosa vuol dire volere e volersi bene.
Vedrò mai la luce?
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Vedrò mai la luce?

Luce e tristezza.

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