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GANESHMANDIR / PA

A Palermo esiste la più grande comunità tamil d’Italia, formata da quasi 8.000 persone, profughi in fuga dalla guerra civile in Sri Lanka, l’ex Ceylon. 
Qualche giorno fa, di ritorno a casa, ho deciso di percorrere la strada che costeggia il mare e, giunta nel quartiere Arenella, mi sono imbattuta in uno spettacolare tripudio di colori accompagnato da danze e canti. Si trattava della Festa di Ganesh (la divinità che rappresenta il superamento degli ostacoli invocata prima di iniziare qualsiasi attività, rito, lavoro), giorno in cui la comunità prima citata celebra la nascita di Ganesh, figlio della Trinità induista Shiva, Vishnu e Brama. La tradizionale festa equivale più o meno al nostro Natale e durante il suo svolgimento le tre grandi comunità indù mauriziane della città, Marathi, Tamil e Telegu, s’incontrano per celebrare l’arrivo di Ganesh sulla terra. 
Secondo il calendario indiano, il quarto giorno della nuova luna (press’a poco a fine settembre, quest’anno il 23) va dato inizio alle celebrazioni, che durano per cinque giorni e si concludono con una riunione delle tre comunità che in processione si spostano verso, appunto, la spiaggia dell’Arenella, dove sono soliti immolare le statue di Ganesh in acqua. Portate sulle spalle da due fedeli, vengono poi lasciate arenare in mare “secondo un significato preciso – spiega Savita Devi Bhugoowan – come Ganesh venne sulla Terra, ora si lascia andare verso l’Eternità”. 
Prima dell’immolazione, durante i cinque giorni in suo onore vengono preparati e offerti dolci e frutta che vengono consumati da tutta la comunità l’ultima sera, insieme al riso e ai sette tipi di verdure cucinate.
Tradizioni religiose e culturali a cui i mauriziani, da fedeli induisti, sono molto legati e che custodiscono gelosamente.
Eppure, nonostante la loro religione tradizionale, hanno saputo apprendere e abbracciare anche le tradizioni cattoliche del territorio: la prima è Santa Rosalia, in onore della città che li ospita e “poiché – come raccontano – il Signore è lo stesso, noi siamo devoti a Santa Rosalia”. E infatti non è poi così strano incontrare gruppi di mauriziani che si aggregano alla tradizionale “acchianata” in onore della “Santuzza”. 
A distanza di trent’anni dal loro insediamento, le comunità religiose fungono anche da associazioni culturali impegnate quotidianamente nella lenta e graduale integrazione soprattutto dei ragazzi nati a Palermo. 
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