E' triste diventare piccoli
a questo modo, tra gli sguardi ironici
della famiglia. Per loro è uno scherzo.
La cosa li mette di buon umore.
Quando il tavolo mi sorpassa con le quattro zampe
piantate nel pavimento in segno di scherno
si fanno carezzevoli, si fingono inteneriti
i figli corrono a preparare la cesta del gatto
mi sollevano con delicatezza
mi posano sul vecchio cuscino stinto
chiamano amici e parenti a godersi lo show.
A che mi servirebbe protestare?
La cesta passa di mano in mano,
posso soltanto chiudere gli occhi
per non mostrare una disperazione
di cui riderebbero con indulgenza,
posso a ciascuno voltare le minuscole spalle
nelle quali sto stretto come un burattino
mentre mi posano su una mensola tra due vasi
o mi chiudono nel cassetto dei tovaglioli.
La statura lasciandomi cadere
s'è portata via i miei umani attributi,
sono troppo piccolo per esigere definizioni
troppo buffo per continuare
a farmi chiamare dottore
dalla donna a ore.
Tutto si è svolto in poche stagioni.
Ancora qualche bimestre
e sarà tanto facile dimenticarmi
ora che per osservarmi le unghie i nipotini
debbono usare una lente d'ingrandimento,
unico resto della mia collezione di francobolli.
[ Il nonno - Gianni Rodari ]
