06:30
23:30

“06:30 23:30” è il titolo di questa mostra di fotografia, ma anche il trampolino di lancio per l’affermazione di un nuovo, giovane fotografo, dotato di spiccata sensibilità artistica: Alessandro Fascini. 24 ore di istantanee che riassumono il flusso di emozioni legato ai vari sentimenti che emergono durante la giornata: una metafora ragionata dell’agire naturale e della sua camaleontica capacità di mutare pelle sotto i dettami dell’inesorabile trascorrere del tempo. Il tutto legato ad una impressionistica capacità da parte di Alessandro Fascini di catturare la fugace sensazione del dato effimero/fenomenico.
La personale comincia con “scatti del mare” 06:30. A dominare la fotografia una sensazione di intima serenità, una sorta di “atmosfera senza tempo” che riporta la nostra memoria a quelle immagini della   pittura metafisica, dove la luce, lo spazio rarefatto e la solitudine nostalgica sono alcuni degli aspetti su cui si fonda questa poetica, ma interpretati dall’artista in chiave moderna. È il momento iniziale della giornata, tutto è ancora fermo, ma sarà così ancora per poco. Del resto...è solo l’attimo prima che tutto cominci...
E allora niente sarà più fermo, privo di vita: il movimento, l’azione, l’eterno ripetersi di gesti quotidianamente uguali ma sempre diversi e casuali prenderà il sopravvento...

Elena Amoriello
Artista
Milano | Joke | stampe su tela 

MOSAICO URBANO


Città, luoghi, emozioni.
Un insieme d’immagini con cui scoprire sentire e riconoscere una città, l’obiettivo puntato su monumenti strade ed elementi principali di una grande metropoli.

Una scalinata da percorrere, un riflesso che cambia la nostra prospettiva, le luci e le insegne della sera che abbagliano la nostra vista: elementi che compongono un qualsiasi paesaggio cittadino ma che visti singolarmente ne diventano un simbolo caratterizzante.

Allo spettatore la libertà di comporre la propria città.
Milano | Luca e Andrea | stampe su tela 
INVITO AL COLORE
Milano, Naviglio.

Una domenica al mercatino dell’antiquariato, oggetti comuni che rimandano all’ infanzia, in cui il colore diventa elemento predominante dell’immagine stessa:

l’ azzurro energico di un piano cottura diventa un elemento grafico, il giallo di un cartello stradale  non vieta, ma invita a proseguire un viaggio nel tempo...
Il “Tic Tac” dell’orologio da taschino del nonno, l’oro dei bottoni della nonna, il ricordo della rotella del telefono  con cui mi divertivo da bambino, i toni vivaci delle scarpette di una bambola o le sfumature delicate dei trucchi.

Un gioco di toni ed emozioni in cui oggetti del nostro passato diventano colori del nostro presente.


 (..) La mostra non dice ovviamente tutto quel che la fotografia di Alessandro Fascini coglie e trasmette: sentimenti, metafore, visioni, concretezze. Ma da sintesi di quanto egli sia capace di comunicare, di sorprendere tutti coi i suoi punti di vista, di trasformare in un linguaggio dove le caratteristiche della macchina lasciano posto al processo creativo, presentando alla resa un quadro penetrante di efficace freschezza che irrompe nell’animo e scuote il fruitore. (..)
Aldo Caserini
Milano | Bohcafè | Stampa fotografica
CONEY ISLAND  la fine di un sogno
Coney Island è una piccola penisola ad ovest di Manhattan sulla punta meridionale del quartiere di Brooklyn.
Per molti il nome deriva dalla parola olandese Konjn, coniglio, animale che un tempo popolava questo
lembo di terra, per altri, invece, deriva dalla forma a cono dell’area oppure da Conyn il cognome di una
famiglia olandese.
Qui nel 1876 venne costruita la prima giostra con cavalli di legno illuminati da luci al cherosene e accompagnati
dal suono di un flauto. Nel 1884 aprì i battenti l’Elephant Hotel, che fino al 1896 era considerato
il punto di riferimento per gli immigrati che arrivavano a NY.
Nel 1895 venne aperto il primo parco di divertimenti, il Luna (da cui Luna Park) a cui si aggiunsero il Dreamland
e lo Steeplecheese, oltre a ippodromi, saloon, alberghi e casinò. Nel 1898 venne inaugurato il New
York Acquarium, seguito nel 1920 dalla spettacolare ruota panoramica Wonder Wheel e nel 1927 dal Ciclone,
il primo ottovolante completamente in legno costruito dalla National Bridge Company.
Negli anni a seguire si aggiunsero altre attrazioni che resero il luogo più magico, come il tunnel dell’amore,
le passeggiate con elefanti (veri), le montagne russe, la casa degli orrori, gli spettacoli con l’uomo coccodrillo,
la donna barbuta, i nani e gli acrobati.
Venne persino ricostruito un villaggio del Borneo con ragazzi che fabbricavano lance da guerra mentre gli
innamorati e le famiglie prendevano il sole sulla lunga spiaggia al di là del boardwalk (la grande passerella
di legno lunga 1,5 km circa).
Nell’immaginario collettivo, Coney Island è stato ed è il primo parco dei divertimenti d’America, il simbolo
della distrazione, del divertimento e del tempo libero, il rifugio estivo per le famiglie, nonché la spiaggia
dei newyorkesi.

Coney Island viene anche ricordata perché qui nel 1870 Charles Feltman inventò l’Hot Dog, infilando una
salsiccia calda in un panino. Fu Nathan, impiegato di Feltman, nel 1916 ad aprire il primo fastfood d’America
chiamandolo Nathan’s Famous.
Nel 1905 Richard Le Gallienne, parlando di Coney Island, scrisse su Cosmopolitan “Veniamo dal paese
di ciò che dobbiamo fare e arriviamo nel paese di quello che vorremmo fare” (dal mondo del dovere a
quello del divertimento).
La grande depressione degli anni ‘30 e un devastante incendio nel 1932 segnarono il declino della “Dreamland”
di New York, con la conseguente chiusura del parco divertimenti.
Coney Island venne relegata a meta dei weekend per la working class e i fastfood rimpiazzarono le giostre,
ma non il vivo ricordo nei cuori dei newyorkesi del suo antico splendore.
Dal 1944 al 1964 il sito fu oggetto di varie modifiche, parte dei terreni vennero venduti a favore di un’edilizia
popolare, il Luna chiuse (1946) e successivamente fu la volta dello Steeplechase Park.
Negli anni delle attrazioni non rimase molto e l’isolato, ormai abbandonato dai newyorkesi più ricchi, divenne
il ghetto di immigrati (italiani, portoricani, neri e russi) e la spiaggia divenne rifugio della povera
gente che con un biglietto del metrò arrivava all’oceano.
Negli anni ‘80 vi fu una lieve ripresa delle attività: venne costituita la squadra di baseball (Brooklyn Cyclones),
riaprì l’acquario e riprese la Mermaid Parade (la sfilata delle sirene) che si tiene, ancora oggi, ogni
ultimo sabato di giugno.

Nel 2006 la famiglia Albert, proprietaria dei terreni dal 1962, vendette tutto alla Thor Equities che entro
il 2011 costruirà una nuova realtà in stile Las Vegas e Atlantic City. Il piano di ristrutturazione prevede la
nascita di alberghi di lusso, casinò e zone residenziali ad alto livello, contestualmente alla demolizione
e riduzione delle più importanti attrazioni rimaste a Coney Island, tra cui la Wonder Wheel, il Cyclone e la
catena Nathan’s Famous.

Da non dimenticare che, Coney Island è stata fin dal 1927 anche:
- set cinematografico per “It” Clarence G. Badger (1927), “Io e Annie” di Woody Allen (1977), “I Guerrieri
della Notte” di Walter Hill (1979), “La Scelta di Sophie” di Alan J. Pakula, (1982), “Radio Days” di Woody
Allen (1987), “He Got Game” di Spike Lee (1998), “A.I. Intelligenza Artificiale” di Steven Speilberg (2001),
“Two Lovers” di James Gray (2008);
- set fotografico per riviste come Vogue, Vanity Fair, Harper’s Bazar e soggetto per grandi maestri della
fotografia, come Weegee (1899-1968), Lisette Model (1901-1983), Leon Levinstein (1910-1988), Diane Arbus
(1923-1971), Bruce Davidson (n.1933), Marta Cooper (n.1940) e Peter Granser (n.1971);
- set per video musicali e fonte d’ispirazione per molte canzoni tra cui “Coney Island Washboard Roundelay”
di Hampton Durand e Jerry Adams (1926), “Goodbye My Coney Island” di Les Applegate (1948), “Coney
Island Baby” di Lou Reed (1976), “Bone to Bone” degli Aerosmith (1979), “Coney Island Whitefish” di Joan
Jett & The Blackhearts (1982), “Coney Island Steeplechase” dei The Velvet Underground (1986), “Coney
Island Man” degli Swing Out Sisters (1989), “Coney Island Girl” dei Fun Lovin’ Criminals (1996), “Coney
Island Baby” di Tom Waits (2002), “Slip Away” di David Bowie (2002), “Call Me Mellow” dei Tears For Fears
(2004), “Eleanor Put Your Boots Back On” di Franz Ferdinand (2005), “Coney Island Creep Show” di Beat
Circus (2008).

Milano | Teatropietrasanta | stampa fotografica
LA REALTA' SUPERATA
Lodi | Spazio Broletto | stampa fotografica
4FOTO4FOOD
Milano | Hana Sushi | stampa fotografica
METISSAGE DI VIAGGI
Milano | Arci Metissage 
Milano | CTS |stampa fotografica
GIOVANI FOTOGRAFI 4 JAPAN
“Per non perdere il senso del domani“ è il leitmotiv della mostra fotografica organizzata per partecipare alla raccolta di fondi e di “speranza” per il Giappone. Un’asta benefica con scatti fotografici “unici” realizzati come lettura soggettiva della Grande onda di Hokusai.

La Grande onda di Hokusai costituisce un modo di rappresentare la visione contrapposta in chiave moderna tra la forza della natura e il fragile sentire umano. Una contrapposizione che si tramuta nel divenire in una separazione nostalgica.

Con questo occhio retrospettivo, si sono incontrate le riflessioni di un gruppo di giovani fotografi e sono nati 10 scatti fotografici !  10 fotografi e 10 sensibilità, un’unica speranza !
Una lettura sui più diversi sguardi che l’occhio nostalgico può proiettare in oggetti e ambientazioni di una modernità, che sembra appartenere sempre più al domani, e sempre meno alla natura.

E proprio sull’effetto nostalgico di questa atavica separazione, e per non perdere il senso del domani, gli scatti fotografici saranno venduti all’asta e il ricavato devoluto in beneficienza per un popolo il cui domani possa essere sempre più vicino alla natura, pur senza perdere quella “dolce melanconia” per la forza della natura.
Milano | Palco | stampa fotografica artisti vari
Brindisi | Camera a Sud | Il Desing in Funzione 
LA MALINCONIA DEI LUOGHI
La malinconia è una sorta di tristezza di fondo, a volte inconsapevole, che porta un soggetto al vivere passivamente, senza prendere iniziative, adattandosi agli avvenimenti esterni con la convinzione che non lo riguardino o che in essi non possa avervi un ruolo determinante. Può un luogo essere malinconico?
Io credo di si.


Torino  | Paratissima 
Milano | Quattro | stampa forex
MICRO2
Milano | Galleria L'Acanto
Milano | Rocco Basciano Art Gallery
San Donato Mse| Cascina Roma
Milano | Palazzo Isimbardi  | Stampa su carta 
INVERART
Inveruno | Inverart IX edizione | Stampa fotografica su legno
MILANO PHOTO WEEK  | Circuiti Dinamici Fotografia
Milano | Circuiti Dinamici | Stampa fotografica su lucido
MICROLIVE MYSELF | Wunderkammern effimere


Milano | Circuiti Dinamici | Stampa fotografica polaroid
Inoltre:
Lodi      | 4Floors2Heaven | evento privato
Milano  | Allianz | Coney Island  la fine di un sogno
Milano  | Polifemo | collettiva fotografica
Milano  | Spazio Forma |Fermati..e Scatta! | collettiva 
Milano  | Circolo Brecht | Arte per regalo| collettiva 
Milano  | Polifemo | My everyday Object | collettiva
Milano  | Palco | Globalphoto | collettiva
Milano  | C&V | Tasting NYC | art project
Alassio | Grand Hotel | Tasting Alassio | art project
Milano  | Beli Fuori | Salento | esposizione 
Castiglione d'Adda | Il Fante di Fiori | Lanzarote | esposizione
Parigi | Binocles | Sovraopposti | esposizione

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