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SPREZZATURA: L'ARTE DELLA PERFETTA IMPERFEZIONE
Sprezzatura è un termine introdotto da Baldassare Castiglione, autore del Libro del Cortigiano nonché guida per distinti ed eleganti signori, che per primo parlò di quest’ “arte che nasconde arte”. Si tratta della capacità di vestire con stile dando l’impressioneche non vi sia alcuno sforzo consapevole: perfetta imperfezione, disinvolta nonchalance, arte del disordine.
Gli ingredienti principali sono sicurezza, orgoglio, fiducia e consapevolezza: mescolati e sfoggiati in pubblico.
 
Lino Ielluzzi, icona insieme a Luca Rubinacci di questo stile, è capace di vestire con indifferenza un doppiopetto classico ed impeccabile, mentre dalla tasca spuntano accattivanti ed indisciplinati fazzoletti colorati.
Così come Lapo Elkann, maestro di nuovi tagli e volumi sartoriali, che ama prender spunto dal dandismo e con nonchalance far rivivere lo stile del nonno Gianni Agnelli, portandolo nella stratosfera grazie alla sua personalità unica ed eccentrica.
Agnelli, considerato da sempre come uno degli uomini più eleganti  e ben vestiti: indossava la cravatta di traverso, che su chiunque altro sarebbe potuto apparire come un gesto estremamente trasandato e sciatto, esprimendo un senso di infinita sprezzatura. Famoso, inoltre, per indossare l’orologio sopra il polsino, poiché, a parer suo, portarlo indietro per controllare l’ora costituiva un’inutile perdita di tempo.
 
Come sfoggiare l’arte della sprezzatura?
Il look è debitamente studiato, questo è indubbio, il punto sta nel non mostrarlo non appena si è fuori di casa, ma avere nonchalance enon pensarci più.
La strada dell’imitazione non può portare da nessuna parte, quel che occorre fare è mettere in gioco la propria personalità. Una volta imparate le regole del ben vestire, queste andranno (con coraggio) infrante e il carisma farà da guida.
In pratica: indossare orologi, cravatte, fazzoletti di famiglia; vestire capi costosi insieme a curiosi pezzi vintage; accostare colori e texture inattesi; mischiare il lusso con il trasandato; indossare capi ed accessori in modo inaspettato, come un orologio sopra il polsino della camicia, un paio di calzini colorati oppure una cravatta sopra un maglione.
LO STILE PREPPY
Il Preppy è subcultura nata negli States durante gli anni ’70 all’interno delle preparatory school, quelle scuole che indirizzavano i ragazzi agli studi superiori.
Preppy, preppie o prep sono tutte abbreviazioni della parola preparatory, un mondo fatto di uniformi impeccabili, blazer con toppe, stemmi, fantasie geometriche e calzature lucide. Da questi “bravi ragazzi” che volevano distinguersi dal mood di Woodstock nacque lo stile preppy, un modo di vestire relaxed, nel quale venivano combinati i grandi classici del guardaroba maschile con capi rubati dalle divise sportive.
Il segreto di questo stile sta nell’elaborazione di un codice d’abbigliamento dedicato ad un gruppo esclusivo. Le icone in questo periodo erano John Kennedy, Paul Newman, Cary Grant e Gregory Peck. Si tratta della piena epoca d’oro di: cinema, politica, boom economico, golf, party, regate in barca, partite di badminton e vita negli Hamptons.
Il Preppy non rappresentava e rappresenta solamente un modo di vestire, ma un vero e proprio stile di vita che sembra non voler tramontare. Un lifestyle d’alta classe elegante fino all’ultimo dettaglio nel quale prevalevano buone maniere, pochi capi, semplicità e buon gusto.
Pioniere e grande amante dello stile Preppy è lo stilista Tommy Hilfiger, considerato uno degli imperatori della moda Made in Usa ed in particolar modo di questo stile sul quale ha pubblicato un testo a quattro mani con Lisa Birnbach dal titolo “The Official Preppy Handbook”. Altri brand caratteristici di questo trend sono Polo Ralph Lauren, Brooks Brothers e GAP. 
GUIDA AL DRESS CODE
Come scegliere l’abito adatto a un’occasione speciale come un cocktail party o una serata di gala? Dress code significa letteralmente “abbigliamento consigliato” ed è un vademecum che ci guida e ci risolve ogni situazione critica.
Pochi sanno che si tratta di un codice fatto di accorgimenti e consigli. Leggere l’invito, oltre che tener conto di ora, luogo e stagione vi aiuterà nelle scelta dell’outfit adatto. Il dress code è fatto di regole scritte e non scritte che non riguardano solo l’abbigliamento in senso stretto, ma anche il comportamento e il modo di porsi. Ha una lunga storia e un importante passato legato a diversi ambiti: culturali, sociali, lavorativi e pubblici. Nella storia un certo modo di vestirsi voleva significare l’appartenenza ad un gruppo, ostentare uno status sociale o affermare un propria carica dignitaria.
Qui alcuni consigli per non farvi trovare impreparati in nessun tipo di occasione.
 
Cocktail Party After 5
Nel caso in cui l’appuntamento sia unaperitivo in un ambiente elegante,il dress code è piuttosto friendly: raffinatezza senza eccedere in formalità. Per lui sono richiesti una camicia bianca o comunque chiara e un paio di pantaloni eleganti, mentre giacca e cravatta sono opzionali. Lo smoking è vietato, mentre uno spezzato potrebbe rivelarsi perfetto. Non ci sono particolari vincoli per quanto riguarda i colori, ma si prediligono toni scuri. Esiste una variante casual la quale prevede un abbigliamento informale, escludendo solamente l’uso dei jeans. 
 
Black Tie
Black Tie, letteralmente “cravatta nera“, è la dicitura che viene spesso riportata sull’invito e significa smoking o tuxedo. Smoking deriva da smoke: una giacca che veniva indossata prima di ritirarsi a fumare in apposite sale dopo cena. Si tratta dell’abbigliamento richiesto per un’occasione elegante, come una cena o una serata di gala e quindi indossato dopo le ore 20.00. Un abito nero o blu scuro con camicia bianca e cravatta o papillon nero, la giacca, la cravatta e il gilet possono essere di un colore differente, ma devono essere scuri. D’estate, nel caso in cui si partecipi ad un ricevimento all’aperto, si può indossare una giacca bianca, ma tutti gli altri elementi dello smoking rimarranno invariati.
Una declinazione piuttosto frequente è la Creative Black Tie, situazione nella quale l’uomo può indossare lo smoking ma in parte “rivisitato”, ad esempio come una cravatta colorata. E’ importante prestare particolare attenzione agli accessori che completano l’outfit, come calze nere e scarpe in vernice.
 
White Tie
Serate esclusive e prestigiose, come può essere una prima a teatro, una premiazione solenne o ricevimenti sontuosi richiedono un abbigliamento estremamente formale composto da un frac accompagnato da una camicia inamidata, un gilet, una cravatta o un papillon bianco. In queste serate non sono ammesse deroghe e stravaganze, l’outfit deve obbligatoriamente rispettare le regole ferree di dress code prestando ogni minima attenzione nei confronti dei dettagli.

Casual Attire
Non si tratta di un vero dress code, anzi, indica che non esistono regole formali da seguire. Niente cravatta per gli uomini, ma pantaloni sportivi e una camicia casual: massima libertà.

Business Attire
Sul lavoro sta prendendo sempre più piede una moda casual e informale, evidente sopratutto nei paesi anglosassoni. Il dress code Business Traditional però, non è mai tramontato e consiste in completo giacca e cravatta. Si tratta di un look formale che va prediletto negli ambienti di lavoro, capace di privilegiare un’immagine maggiormente professionale. Un’altra declinazione è chiamata Business Best: dress code per eventi lavorativi fuori dal comune e caratterizzati da un elevato livello di formalità. In questi casi è richiesto per lui un completo sartoriale scuro o gessato, camicia bianca a doppi polsini, fazzoletto e gemelli. 
ICONA DI STILE: LUCA RUBINACCI
Trentaduenne dandy moderno, artista, critico, stilista, ma soprattutto rampollo della Sartoria Rubinacci, storico laboratorio napoletano.
 
Il suo senso dello stile
Appassionato di tutto ciò che è bello, piacevole, gradevole alla vista, e non solo, Luca Rubinacci pensa allo stile come reinterpretazione: espressione di sensibilità e personalità. Il giovane rampollo sperimenta su stesso per poter proporre più consapevolmente al cliente. Lo fa prendendo ispirazione da boutique uniche e mercatini in giro per il mondo, osservando e facendo suoi dettagli e caratteri di cui si innamora. Ama il vintage e i colori, ma veste un dress code per lo più formale, poiché il classico, a suo parere, è una moda che non tramonta mai. “Il mio guardaroba è il mio accessorio“, afferma Rubinacci, un guardaroba infinito e creato da lui stesso, che contiene completi smoking con interni a stampa foulard Capodimonte, camicie dal collo francese aperto, abiti gessati, coloratissime pochette che non sono altro che foulard da donna rimpiccioliti.
Imprenditore moderno, ma anche amante della vita mondana, Luca Rubinacci viene spesso immortalato da grandi fotografi di moda e street stile, come Scott Schuman, del quale è molto amico. Intento di Luca è quello di dare valore a quel che ha fatto suo padre ed il padre di suo padre, portando avanti una tradizione di lusso, tecnica ed artigianalità.
 
La storica sartoria
Leggenda narra che l’avvio delle attività sartoriali della famiglia Rubinacci risalga alla prima metà del XIX secolo, quando il trisnonno di Luca Rubinacci iniziò a commerciare sete con l’Oriente. Più tardi, il nonno, Gennaro Rubinacci, si dice abbia inventato il “taglio napoletano“, negli anni ’30, quando fondò la sartoria ed aprì la boutique in centro Napoli dal nome London House. L’atelier e il suo stile furono ben presto molto amati ed apprezzati da personaggi illustri come i principi di Savoia, Vittorio de Sica, Edoardo de Filippo. Gli abiti avevano un taglio unico ed erano confezionati su misura secondo ogni minima esigenza del cliente.
Negli anni ’60 Mariano, figlio di Gennaro nonché padre di Luca, rilevò il negozio e la sartoria, sostituendo London House con il nome di famiglia e portando avanti a testa alta il buon nome e l’alta qualità della maison. Gli anni 90 furono un periodo d’oro e nel 2000 entrò a far parte della squadra Luca Rubinacci, non prima di essere stato mandato a Londra, per la precisione a Kilbury, patria dell’abbigliamento su misura di Savile row, dove imparò le differenze tra taglio alla napoletana e taglio inglese. Insegnamenti che non dimenticò mai e che una volta tornato fece suoi, unendo e facendo convergere gli stili e creando così un’ancora più grande sartoria.  Sedi a Napoli, Milano e Londra. Oggi i clienti della Sartoria sono per tre quarti stranieri, con abiti che partono da 4.500 euro fino ai 28 mila, tutto a misura del cliente e con un servizio continuativo nel tempo. Ogni abito costa tra le quarantacinque e le cinquanta ore di lavoro, per un risultato che è vera opera d’arte. Quando si parla della Sartoria Rubinacci, si parla di puro artigianato di lusso: il grado più alto di raffinatezza ed eleganza maschile.
L'ABC DEL GENTILUOMO
Dalla A di Amabilità alla Z di Zen: il dizionario che condensa tutto quanto fa di un uomo un gentleman.
 
“Gentleman” rappresenta un termine pieno di significato che ha parzialmente cambiato la sua connotazione nel tempo. Essere un gentiluomo non dipende dalla pozione sociale, gentiluomo è colui che tratta gli altri con massimo rispetto, è colui che non prende vantaggio dalle sue possibili forze, è colui che non offende in alcun modo e per alcuna ragione.
 
A. Amabilità
Il gentiluomo, come dice la parola stessa, è prima di tutto gentile. Sinonimo di cortesia, garbo, gradevolezza, cortesia, è a volte erroneamente scambiata per debolezza di carattere.
B. Brevità
Ovvero concisione, stringatezza, amore della sintesi. Un gentleman è piuttosto parsimonioso nell’esprimersi: usare più parole del necessario significa avere idee poco chiare o che si sta tentando di imbrogliare l’interlocutore.
C. Cosmopolitismo
Esser capaci di muoversi a proprio agio nelle strade di Pechino come in quelle di New York, saper apprezzare una trattoria toscana come un famoso ristorante parigino. Non bisogna perdere l’aplomb, ma conoscere e rispettare i costumi altrui.
D. Denaro
Mezzo e non fine, da rispettare senza idolatrare, da non nascondere, ma neppure ostentare. Meglio se guadagnato con propri talenti e da custodire con eleganza se ereditato.
E. Eleganza
Eleganti si nasce o si diventa? Eterno dilemma, l’importante è saper scegliere gli abiti e gli accessori più adatti al proprio fisico e al proprio spirito.
F. Fermezza
Parente stretta del coraggio e della forza di carattere, indispensabile in un gentiluomo.
G. Gusto
Buon gusto o cattivo gusto possono migliorare o peggiorare nella vita, ma il gentiluomo, per quanto sicuro del proprio, non lo impone a nessuno. Un po’ per disincanto, un po’ per delicatezza, un po’ perché il kitsch ispira a volte una perversa allegria.
H. Humor
Humor, spesso scambiato per umorismo, è la tendenza a reagire alle noie quotidiane con un divertito buonsenso o un pizzico d’ironia.
I. Identità
Anche a rischio di passare per dandy, variante esasperata e spericolata del genere, il gentleman aborre il conformismo. Esso non si chiede affatto se il suo agire si conformi ai comportamenti mediamente diffusi, consapevole di essere lui il giudice più severo di se stesso.
K. Koiné
Per quanto sicuro della propria identità, del proprio gusto e della propria eleganza, il gentiluomo è tutt’altro che un solipsista e sa bene di dover comunicare con tutti. Come parlare ai non gentiluomini? In un primo momento come se lo fossero anche loro, poi cercando di evitarli..
L. Lealtà
Mantenere la parola data, evitare escamotage e furbizie meschine, comportarsi lealmente: si tratta di caratteristiche fondamentali in un gentiluomo.
M. Maestria
L’abilità di cavarsela in ogni occasione con un misto di intelligenza ed audacia, frutto non solo di talento, ma di un lungo esercizio, il tutto guidato dalla convinzione che solo se una cosa è fatta bene val la pena di farla.
N. Nobiltà
Un tempo veniva considerato gentiluomo solo chi aveva avuto nobili natali, ma le grandi rivoluzioni borghesi hanno ribaltato quella convinzione-convenzione: la nobiltà d’animo va conquistata ed è quella che conta di più.
O. Oggettività
Esiste con certezza solo nelle scienze esatte, ma esistono buona fede e fedeltà di giudizio, applicando agli altri lo stesso metro di misura che si vorrebbe applicati a se stessi.
P. Passione
Sarà per via dello stereotipo anglosassone, sarà per via dell’autocontrollo e di un’apparente imperturbabilità, il gentiluomo rischia di dare un’immagine fredda ed insensibile, mentre in cuor suo concorda con Hegel secondo cui “nulla di grande è stato realizzato al mondo senza la passione”.
Q. Qualità
Il gentleman la preferiscono alla quantità, non per ragioni di cultura, ma perché porta a risultati vantaggiosi su di un lungo periodo. Selezionare anziché accumulare è la filosofia di un buon collezionista e il gentleman quasi sempre lo è: qualità negli oggetti, nelle persone e nelle frequentazioni.
R. Raffinatezza
Evitare il banale equivoco di scambiarla per ricercatezza e magari estetismo decadente, l’autentica raffinatezza è un punto d’arrivo lungo un cammino di semplicità e spontaneità. Non bisogna imitare Cary Grant, bisogna esserlo, ciascuno a suo modo.
S. Seduzione
Charme, seduzione e carisma innati dei gentiluomini fanno infuriare i comuni mortali.
T. Tolleranza
Virtù sopravvalutata ed inflazionata, il gentleman può tollerare le debolezze ma non le mascalzonate. La sanzione sociale imposta al mascalzone da parte del gentleman è togliere il saluto.
U. Utopia
Secondo l’etimologia greca significa “luogo che non esiste”. L’utopia positiva si riferisce ad una società così felice, armoniosa e perfetta da trovar posto soltanto nell’immaginazione. Il gentiluomo, persona razionale, ammira le utopie, ma si attiene agli ideali realizzabili.
V. Volontà
Alla larga da inutili banalità e proverbi, il gentleman si domanda cosa veramente vuole e se valga la pena di realizzarlo.
Z. Zen
Il gentleman non ama filosofare, tutt’al più preferisce riflettere ed analizzare le situazioni come farebbe un sociologo o un economista, ancorando le regole astratte ai casi concreti. Ma ammette un certo debole per il pensiero Zen.
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COME APPARECCHIARE UNA TAVOLA FORMALE
Una tavola ben apparecchiata non dimostra solamente cura e attenzione da parte dei padroni di casa nei confronti degli ospiti, è simbolo di buona educazione, eleganza e raffinatezza.
 
La proporzione del tavolo è fondamentale: se è troppo grande si rischia di avere un’eccessiva distanza tra un invitato e l’altro, se invece è troppo piccola, questi non saranno comodi.
Il primo step consiste nel coprire il tavolo con un mollettone, ovvero un telo di panno felpato usato come protezione. La tovaglia può essere in diversi tessuti e fantasie, ciò che conta è che sia appropriata al ricevimento. Le tovagliette individuali, anche dette all’americana, sono sconsigliate per un’occasione formale, essendo adatte per una colazione in famiglia o tra amici.
Di sicuro effetto è il centrotavola, il quale può essere di diverso tipo: una composizione di frutta oppure ortaggi, un vaso di fiori, un soprammobile od un oggetto antico. Nel caso in cui la serata sia particolarmente importante e romantica, una coppia di candelieri che va accesa solo dopo il tramonto è perfetta. Da ricordare: il o i centrotavola non devono essere troppo alti ed ingombranti per non impedire la vista e i movimenti dei commensali.
 
La scelta della giusta illuminazione è fondamentale, cercando di evitare una fonte di luce unica ed optando invece per lampade di diversa intensità. Bellissime le lampade sospese sui tavoli.
La corretta assegnazione dei posti, da parte dei padroni di casa, è molto importante: occorre tener conto le personalità e i caratteri dei commensali. I padroni di casa dovrebbero sedersi l’uno di fronte all’altro, il resto dei commensali vedrà l’alternarsi di un invitato uomo e donna.
Quando il numero di commensali supera i 10, i segnaposti diventano un arredo indispensabile per la tavola, il quale espone il nome di battesimo nel caso in cui l’occasione sia informale, oppure il nome per esteso con eventuali titoli se l’invito è formale. La sua posizione è variabile, quello che conta è che serva a evitare il momento d’imbarazzo in cui gli invitati non sanno in quale posto sedersi.
Per quanto riguarda i bicchieri, sono consigliati di cristallo e vanno allineati alla destra del piatto, in sequenza da sinistra a destra: acqua, vino rosso, vino bianco e arretrata la coppa di champagne o bicchierino per il vino da dolce.
A sinistra del piatto va piegato il tovagliolo, ma può trovarsi anche a destra, la sua posizione non è vincolante. Nelle tavole francesi, viene posto all’interno del bicchiere oppure sopra il piatto, soluzione ottimale nel caso in cui ci sia poco spazio tra un commensale e l’altro. Per quanto riguarda la piegatura, che rappresenta un dettaglio fondamentale, è solitamente a triangolo o rettangolo.
 
Per quanto riguarda i piatti, è rientrato da poco l’utilizzo del sottopiatto, il quale va sempre lasciato sotto ogni portata e può essere in argento, ceramica o vetro. I piatti vanno disposti in quest’ordine: sottopiatto, piatto piano, piatto da antipasto (di piccole dimensioni), piatto fondo (messo dopo aver tolto il piatto da antipasto, adatto a minestre, ma anche riso e pasta), piattino da frutta.
Il piattino del pane, disposto a sinistra dei piatti, deve avere, posato sopra, un centrino di stoffa nel caso in cui sia d’argento.
Le posate vanno scelte in base al menù previsto e sono disposte partendo dall’esterno verso l’interno, infatti all’esterno vi sono quelle che vengono utilizzate per prime. A destra del piatto: coltello (la cui lama è sempre rivolta verso l’interno), cucchiaio e coltello da antipasto. A sinistra del piatto: le forchette, il cui numero e sequenza varia in base alle portate previste. In alto: disposti con manico a sinistra, la forchetta, e a destra il coltello e il cucchiaio. A questi, ove necessario, andranno aggiunte le posate per il pesce, obbligatorie quando si serve questo tipo di piatto.
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