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19° Festival Teatrale di Resistenza | Istituto Cervi

Organizzazione Istituto Alcide Cervi > Presidenza senatrice Albertina Soliani > Direzione esecutiva Paola Varesi
Consulenza culturale e Copywriting delle motivazioni della Giuria: dp | Damiano Pignedoli
19° Festival Teatrale di Resistenza: spettacoli vincitori e motivazioni della Giuria*

La Giuria, con lo staff del Festival Teatrale di Resistenza, sente innanzitutto la necessità di ringraziare gli spettatori che hanno partecipato a questa edizione 2020, segnata dai pericoli della crisi pandemica ancora in corso. Il numero delle prenotazioni, l’afflusso agli spettacoli, gli attestati di sostegno e affetto, sono stati straordinari e toccanti. Ci hanno dato slancio e coraggio nel realizzare al meglio il Festival, nonostante tutte le difficoltà e doverose restrizioni, senza rinunciare al suo spirito aggregativo e di mutuo confronto che arricchisce di pensieri ed emozioni una comunità.
Così come ricca di proposte e linguaggi diversi è stata la rassegna di quest’anno. Dove è emersa una fervida molteplicità di codici artistici, temi e generazioni, che testimonia la vitalità indomabile della scena italiana di fronte alle sfide di questo tempo difficile.
Casa Cervi ha accolto tutto ciò con il suo sguardo sempre acceso sull’esempio di uomini e donne che, dopo una crisi bellica fomentata dalla violenza nazifascista, hanno saputo comunque liberare e far rifiorire l’Italia dandogli prospettive dense di costruttivo futuro.
Per questo Casa Cervi è un luogo ideale per rinascere e ricostruire insieme, resistendo con vigore alle minacce del periodo malato che stiamo vivendo.

La Giuria pertanto attribuisce il 1° Premio di 2000 € allo spettacolo Digiunando davanti al mare, ideato e interpretato da Giuseppe Semeraro della compagnia Principio Attivo Teatro, per la regia di Francesco Saccomanno e la drammaturgia di Francesco Niccolini, con la motivazione seguente.

Con un neorealismo teatrale di limpida efficacia, Giuseppe Semeraro fa rivivere l’impegno dell’intellettuale Danilo Dolci verso i derelitti della Sicilia di settant’anni fa: dilaniata dalle macerie del dopoguerra e dalle penetrazioni mafiose, nella sostanziale indifferenza della politica. Dolci era uno scrittore e fine agitatore che si sporcava le mani nella quotidianità delle persone, allo scopo di consentire a tutti l’accesso a beni essenziali quali il cibo e l’acqua, il lavoro e la cultura. Quest’ultima vissuta come mezzo che crea possibilità d’intense relazioni e reciproco apprendimento tra esseri umani. Ed è proprio la sua caratura di essere umano che traluce con comunicativa nella recitazione di Semeraro, ricorrendo alla vivacità del dialetto e intarsiando scene d’avvolgente cifra cinematografica. Tanto da restituirci la vicenda siciliana di Dolci nei suoi aspetti di spiazzante creatività: in grado di sensibilizzare le coscienze e di fare sentire più uniti tra loro gli umili ai quali è andato incontro. Un messaggio di solidale vicinanza che risuona forte lungo questo tempo di distanziamento personale, causa gli effetti di una tremenda pandemia.
Il 2° Premio di 1000 €, invece, si attribuisce ex aequo agli spettacoli Testa di Rame della compagnia Orto degli Ananassi di Livorno e Tre della compagine ligure ScenaMadre.
Oltre le qualità delle due pièce teatrali, infatti, si è deciso di premiare:

– da un lato la solidità di professionisti del teatro che, dopo anni di lavoro in situazioni produttive garantite, hanno aperto un proprio spazio di arte e cultura esponendosi a tutti i rischi del caso e dell’attuale congiuntura storica. Ci si riferisce, cioè, al gruppo Orto degli Ananassi che con lo spettacolo Testa di Rame rappresenta la storia affascinante di un palombaro e della sua sposa, in una Livorno provata dalle conseguenze della Seconda Guerra mondiale. Interpretato da Ilaria Di Luca e Andrea Gambuzza (che lo ha pure scritto con Andrea Benucci), la regia di Omar Elerian cala i due protagonisti in una selva di scatola colorate, in cui si agita il mare di aspirazioni e paure che li abita. Ma dalle quali si riescono a liberare, sull’onda ampia e profonda del loro amore che dà la spinta per resistere e proseguire verso un più dolce domani.
– Dall’altro lato, ecco lo spettacolo Tre prodotto da ScenaMadre: con la bella gioventù briosa del suo trio di giovanissimi attori non professionisti (Simone Benelli, Francesco Fontana e Giulia Mattola), guidati con mano audace e ammirevole dai registi-pedagoghi Marta Abate e Michelangelo Frola. Bravi a creare una struttura teatrale dinamica, fantasiosa e pregna di significati, col solo aiuto di un coro di sedie evocativo dell’assedio di problematiche che preme sulla vita di un nucleo famigliare alle prese col nostro complesso oggi.
* Testo letto nella serata di premiazione del 25 luglio 2020, poi ripreso dall'Istituto Cervi per comunicati e altro.
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