Un grande blocco di cemento armato.
Questo è tutto ciò che è rimasto del grande ponte sul fiume.
Che fine ha fatto l'incessante flusso che lo percorreva ruggendo?
Tutte le persone, gli animali, gli oggetti che ogni giorno si spostavano, si scambiavano dimora, non ci sono forse più?
No, questo non è possibile.
Sono allora forse giunti tutti a destinazione e non hanno più  motivo di spostarsi? Magari non ne hanno più la possibilità.
Forse chi aveva sfiducia nell'inteliggenza umana ha avuto ragione, potrebbe davvero essere che i buoi di metallo hanno bevuto tutto quello che potevano e ora, senza nulla che possa saziare la loro bruciante sete, riposino esauste.
La risposta potrebbe essere più semplice, hanno cambiato percorso, stufe di serpeggiare tra torrenti e crepacci hanno creato un nuovo percorso più confortevole.
In ogni caso non sono più quì. E qui hanno lasciato come la vecchia pelle del loro percorso.
Se è possibile che siano scomparsi è anche possibile che siano cresciuti e questa vecchia strada rovina sia troppo piccola e malconcia per sopportare la loro scalpitante potenza.
Devo ammetterlo fà un certo effetto vederne le spoglie inanimate. Perdendo la sua funzione anche il suo aspetto è mutato, il solido sostegno della velocità, del movimento sembra solo una gruccia rotta, fragile, inutile e immobile.
Però la sua materia è ancora forte e compatta, non è destinata a sciogliersi e svanire presto nel nulla.
E allora perchè non donarle una nuova forma? Solo perchè è opera dell'uomo non è meno degna della pietra di essere tagliata e usata per costruire invece che essere abbandonata.
Resterà quì sulla sponda del fiume. Ma non lo farà come un tetro ricordo di una gloria passata. Così come è stato un massiccio luogo di frenetico passaggio avrà forma dinamica e futurista.
Ricorderà al pescatore, che vi si poggerà per lanciare l'esca, e al mandriano, che curerà il gregge al pascolo, che lei è figlia dell'uomo e del suo dinamismo.