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Fin dalla più tenera età, tutti siamo afflitti da un problema che influenza profondamente il nostro modo di vedere il mondo. La maggior parte di noi, però, non si accorge neppure di averlo. Anche se potremmo pensare di conoscere quanto abbiamo intorno, di notare i dettagli dell'ambiente, è probabile che ce ne andiamo in giro chiusi nella nostra bolla personale attraverso la quale passa soltanto una minuscola parte delle cose che vediamo, udiamo, tocchiamo e annusiamo per filtrare poi nella nostra consapevolezza.

Quasi tutti, si potrebbe dire, siamo affetti da "cecità alle piante". Ovviamente vediamo le piante ma non le notiamo, a meno che non siano impegnate in un fioritura spettacolare o quando si aggrovigliano in modo irritante con le nostre aiuole.

La cecità alle piante compare presto e peggiora inevitabilmente se non prendiamo provvedimenti. I bambini impiegano molto più tempo a comprendere che, come gli esseri umani e gli animali, anche le piante sono vive: soltanto intorno ai dieci anni d'età incominciano infatti a pensare che le piante, apparentemente inanimate, sono invece esseri viventi a pieno diritto. Questo preconcetto riferito alle piante è profondamente radicato in noi e viene ulteriormente rafforzato dal modo in cui ci insegnano a relazionarci con il mondo. Uno studio ha accertato che se i bambini a scuola possono realizzare personalmente video in time-lapse delle piante, accelerandoli in modo che i fotogrammi si susseguano per rendere il movimento dei vegetali simile a quello degli animali, il loro interesse per il mondo vegetale aumenta.

Forse riuscendo a concentrarci su questa consapevolezza latente e sviluppando nuovi modi di vedere, potremmo incominciare a risvegliarci e a sintonizzarci meglio sul mondo verde. Potremmo arrivare a percepire l'intelligenza di esseri viventi diversi da noi e non soltanto quella degli organismi provvisti di cervello.

Fonte: Planta Sapiens, Paco Calvo con Natalie Lawrence
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