La gioia di plasmare una superficie “tridimensionale” marcia assieme alla necessità di esaltare le cromie ed il contrasto tra le superfici materiche e non, tra lucido e opaco, granuloso e liscio. Gli impasti d’intonaci colorati si mescolano e si sovrappongono su di una terracotta: tavole e tavelle, dove l’oro definisce e nobilita il punto di rotazione della materia.
La scrittura incisa, emerge sempre di più e predomina su tutta la superficie, diventando protagonista del lavoro. Inoltre, questo effetto signico concede al lavoro una dinamicità temporale in concomitanza con il variare della luce. Di conseguenza la relazione con lo spazio diventa fondamentale per far vivere l’opera.

Stelle volute
luci immaginate
dietro le spalle
acqua violenta
che sbatte sulla
pietra
occhi annebbiati
speranza lontana
polvere e vetri che
tocchi
stella velata dammi la tua pace.
Tavelle, 1996
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Tavelle, 1996

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