Loft Rome
by Massimo D'Alessandro
Testo a cura di Massimo D’Alessandro.
Lo spazio che ci siamo trovati a disegnare, a Trastevere, è ricavato da quello che rimane di una vecchia stalla; a Trastevere c’erano infatti delle stalle ancora funzionanti fino all’inizio del ‘900, spazi grandi se paragonati alle normali dimensioni  di una casa, soprattutto in altezza: le dimensioni di essi erano ovviamente dettate dalle dimensioni delle carrozze e dei cavalli. Lo spazio dei miei committenti è coperto con delle grandi capriate (garantiscono la struttura del tetto  per una luce tra i due appoggi non proprio banale), l’altezza massima sotto il tetto è di circa 12 metri; questo spazio principale prende luce da un piccolo giardino interno scoperto, sul cui lato opposto sono situati degli spazi che, seppure assai meno interessanti, avrebbero nel nostro progetto agilmente potuto ospitare il pranzo, la cucina ed un servizio.
Il problema progettuale principale rimaneva però quello di collocare la stanza da letto; comincio a pensare, ovviamente, a uno spazio riservato, chiuso alle voci di chi gode del grande spazio della stalla al piano terra, il soggiorno della futura casa: quello spazio bellissimo infatti non può che essere il soggiorno! Ma, contestualmente, penso anche ad uno spazio in alto, rispetto al soggiorno, una specie di casa sugli alberi, un vero rifugio privato rispetto alla vita mondana che può essere vissuta al piano terra; questa sorta di casetta, seppur sollevata da terra, appunto quasi volante come la casa su un albero, non deve essere high-tech; piuttosto qualcosa dalla geometria incerta, un po’ deformata, come le cose che ci si può costruire da soli, fatta magari da pezzi di ferro inchiodati. 
Altro elemento chiave, per  seguire questa fantasia infantile di una casa sugli alberi, è come raggiungere questa casetta, evitando la tentazione di una scala virtuosa e ben disegnata, librata nel vuoto ma che, dritta dritta, ti porta dal piano di sotto a dentro la casa; si eliminerebbe in questo modo quello che invece dovrebbe essere un processo lento, di avvicinamento, allo spazio cuore di tutta la casa. La pianta del salone è una quadrilatero piuttosto irregolare, i muri opposti non sono mai paralleli in questi casi, ma sono muri molto alti, piuttosto irraggiungibili e inabitabili; l’idea è quella di costituire un percorso aderente ai quattro lati dello spazio, il primo sarà una vera e propria scala che poi, arrivata a quota + 3.50, si trasforma in un ballatoio, trasparente, in grigliato Keller (deve essere un percorso duro, non troppo disegnato), che segue i tre lati dello spazio: una sorta di percorso rotatorio attorno alla casa sugli alberi, capace di consentire viste sempre diverse dai diversi  angoli dello spazio; uno solo dei lati del percorso è tangente, e consente di entrare.
Un altro elemento chiave del progetto sono le viste della casetta dai diversi punti dell’appartamento, come insomma ci si gira attorno, se ne sente la presenza anche dalle altre stanze e la si può vedere. Dunque gli scorci, i punti di vista, una sorta di apparire e scomparire della casa muovendosi nello spazio dell’appartamento: “la casa” che ospita il letto padronale si vede dal pranzo, sull’altro lato del patio attraverso le vetrate; si vede dal letto ospiti, si intravede ancora dallo stretto passaggio che unisce la zona soggiorno al pranzo ed alla cucina; sono scorci deformati di questa massa nera, di ferro, sospesa per aria, che è anche il luogo intimo della casa, il suo cuore.



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