Siamo abituati a vedere la parola - scritta e orale - come l’unico mezzo per raccontare una storia. Nella vita di una persona sordocieca, spesso, le parole non esistono così come siamo abituati convenzionalmente a intenderle. Le parole spesso sono sensazioni: liscio o ruvido, duro o morbido, caldo o freddo.

E a raccontare le storie di queste persone può essere solo chi è stato protagonista delle loro vite insieme a loro. Chi, anzi, le ha vissute nella stessa cameretta o chi con loro ha condiviso quelle emozioni. I fratelli e le sorelle.
E lo fanno in modo autentico, con l’obiettivo di ricostruire semplicemente la realtà di una vita insieme ad una persona con disabilità. Una realtà ingarbugliata, sì, ma che si può dipanare tenendo salda in mano l’estremità del filo.