Progetto 1
Progetto con Carmela sul non-visibile.
Cos’è il non-visibile? A cosa ci riferiamo con questa definizione? Che dimensione occupa? Certamente il non-visibile va ad impegnare la zona dell’immaginazione. Quindi qualcosa di strettamente personale che attinge l’ispirazione da ciò che abbiamo studiato, vissuto, da ciò che ci circonda.
L’immaginazione nasce spontaneamente, ma può essere rafforzata e arricchita tramite processi interni, tesi talvolta, alla lettura di se stessi. Ciò che vediamo quindi è l’elaborazione personale di ciò che percepiamo? Solo in parte, secondo me.
E’ evidente che la maggior parte della realtà percepita è comune a noi tutti. Eppure c’è qualcosa che ognuno di noi avverte, di quando in quando, ma tiene per sé. Tra questi ognuno... Carmela!
Quando l’ho vista mi sembrava l’ideale per questo progetto. Ha una bella presenza, inoltre ha una fisicità parecchio ironica e un atteggiamento che ho sentito di associare a un tema così profondo. Per me, avanzare anche un pochino con un fare ironico in circostanze tremendamente serie, stuzzica la follia e mantiene viva e sopportabile la situazione.
Quando Carmela era pronta per essere fotografata le ho detto: “Bene Carmela, adesso immagina di essere in una situazione non-visibile". E Carmela: “Ok Riccardo, ma cosa vedo?”
Ancora io: “Quello che vedi lo sai soltanto tu!”
Il compito successivo è stato quello di fotografare luoghi. L’ho messo in atto lasciandomi trasportare in modo naturale. C'è voluto un po' di tempo.
Nonostante questi due simbolici passaggi facessero già parte del processo creativo, il sostanziale processo di creazione è stato l’ultimo, quello succedente i primi due. Quello che ha visto l’elaborazione delle fotografie assemblarsi, creandone di nuove.
Non ci sono state forzature, ma visualizzazioni di immagini già composte. Esatte.
L’ordine di presentazione rispetta i tempi cronologici di realizzazione dei fotomontaggi.
Il risultato è un gruppo di 6 lavori distanti gli uni dagli altri, ma legati dall’essere elementi vivi del mio immaginario.
Gettare l’amo nel mare della fantasia, oppure acuire i sensi e ampliare le nostre percezioni? C’è un confine tra questi due mondi? E’ necessario di certo uno sforzo.
