La grafica ci circonda, siamo immersi in essa e non possiamo fare a meno di farne uso ed entrare in contatto con essa. La adoperiamo per muoverci, per informarci, per compiere scelte, e molto altro. Non ci chiediamo però perché un segno, un colore, una scritta, una composizione grafica o tipografica, è fatta in un certo modo, nel rispetto o meno di ben precise proporzioni, con l’utilizzo di un carattere tipografico anziché un altro, impiegando alcuni paratesti ed elementi meta-comunicativi al posto di altri. Siamo però in grado di dire, rispetto ad un qualsiasi artefatto grafico davanti al quale ci troviamo, se è leggibile, chiaro, funzionale al suo scopo o al contrario se è caotico, non chiaro, scomodo e poco utile.

Il concetto della fluidità, e di conseguenza della mutazione e dell’evoluzione, hanno determinato la progettazione di un’identità dinamica e non un marchio tradizionale. 

Il marchio di Casa Grafica definisce e rappresenta una sorta di regola, determinata dalla modularità su cui è costruita l’intera identità visiva. È una regola in continuo mutamento, tesa verso una sperimentazione formale e stilistica importante. Più che di regola è opportuno parlare di trasgressione della regola.

Prodotto editoriale​​​​​​​

Consiste in un oggetto ibrido tra il catalogo mostra e una guida agli eventi, suddiviso in due parti fondamentali. La prima raccoglie le opere e i progetti più significativi dell’esposizione. La seconda invece è una presentazione del progetto Casa Grafica, delle motivazioni che hanno portato all’istituzione di una galleria permanente della grafica e di come è stato sviluppato l’iter progettuale dell’identità visiva e dell’allestimento. 

Il supporto completa la visita attraverso uno storytelling completo e coinvolgente dei protagonisti di Casa Grafica.

Lo spazio Casa Grafica nasce come massima espressione della comunicazione visiva e della cultura di massa del Nove- cento in Italia, come un grande arcipelago di artisti e designer.

«Tra le pieghe della grafica non ci sono solo fatti di consumo, c’è cultura».