Incappucciati 
 
Quattro secoli di storia può vantare la via Crucis di Somma Vesuviana, con il
lungo corteo di oltre duemila confratelli, tutti al seguito della Madonna e del
Cristo Morto.Una tradizione in cui si fondono il forte sentimento religioso,
che ha sempre contraddistinto questo paese, e la passione dei confratelli che
negli anni hanno preservato, tramandato, e valorizzato una manifestazione
extrareligiosa secolare. Nella chiesa della Colleggiata nell’antico borgo
medievale del Casamale, avviene la vestizione pasquale, dove i confratelli tutti
chiusi nelle loro tuniche bianche e avvolti da un intenso odore d’ incenso, si
preparano all’ uscita. Gli incappucciati tra ceri e torce accese di fiammelle con
 sulle spalle il Cristo Morto e l’ Addolorata si incamminano per le vie del paese.
È la bufera degli animi, ci sono musicisti, demoni e spiriti del male, ma anche
la vita, la morte e le tenebre. La banda intona una musica funerea e piena di
pathos, il Cristo Morto e l’ Addolorata vengono seguiti dalla marcia funebre
che prosegue lenta. In un’ atmosfera di profonda religiosità e in un’ assordante
silenzio i battenti intonano gli ormai famosi “canti e dint’ a chies”, melodie di
dolore evocanti le atrocità della via Crucis. La processione incede mentre parte
del popolo è fermo ai lati della strada, chiedendo perdono della colpa che lo ha
afflitto o del peccato compiuto. In un paese completamente al buio illuminata
 da soli lumini, con i confratelli che intonano il “ Sento l’ amaro pianto” , si
assiste ad una delle più suggestive e affascinanti teatralizzazioni del dolore e
della speranza. La Pasqua sommese non è solo religiosità ma anche simbolo
di rigenerazione e fertilità, di speranza e attesa di un nuova sorpresa.
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