Simone Marchetti's profile

ATHENS (Italian version)

Si, ci sono alcuni luoghi nei quali sembra cinico poi ripartire come a volerli dimenticare per via di una incomprensione con la lingua o per le caratteristiche del tutto che li circonda: dei locali, della gente al loro interno, dei gitani nei bassifondi che vivono dentro tunnel di linee ferroviarie dismesse e dei loro figli sorridenti al suono di "kalimera" (buongiorno) che trascinano carrelli pieni di cianfrusaglie e che vivono di droga, che nessuno vuole e che tanto meno loro vorrebbero stare qui.
Albanesi circospetti attendono i prossimi turisti caucasici con i quali intessono fugaci storie complici di condivisioni culturali e di "ok, ora paga che si parte per dove devi andare".
Asiatici dall'aria smarrita, cosi all'interno dei propri pensieri che i supporti che hanno creato per vendere merce invendibile ricordano quelle carte che si vuole conservare quando si viaggia da un continente all'altro della terra per giustificarsi del fatto che una cultura propria forse la si e' persa, ma che la mia faccia straniera non basta più a ricordarlo.
I greci, poi, che vivono un presente atemporale per il quale, forse, deturpare una città staccando parti del solido marmo che l'ha creata per avere qualcosa in mano al posto di qualcosa in mente equivale ad avere solide anche le armi di una improbabile guerra che altro non fa al di fuori di aprire un baratro largo in maniera inversamente proporzionale all'importanza dello spread, dei calcoli, quando in faccia ti arrivano i pugni di poliziotti corrotti nelle loro divise nere pece, nere livido.
Quando un amico ti dice questo era un mio amico, era poiché non lo riconosce più, viste le tumefazioni.
Le tumefazioni, i funghi di una società che crea dolore senza sapere cos'era la felicita, cos'è' la felicita',
cara Europa?
Cos'hai dimenticato nel tuo lungo percorso fatto di libertà e scambio di merci, di persone.
Forse equivalgono ora le merci alle persone?
Guidaci tutti in alto attraverso il mediterraneo e conduci noi consumatori verso un mondo in cui non ce ne frega un cazzo di niente, a meno che non si debba lottare per un granello di sabbia che,
a mio avviso,
non abbiamo mai desiderato prima ma solamente dopo avergli dato un prezzo.
Buona economia a tutti,
“kalimera."
 
Questo reportage, effettuato ad Atene nel febbraio del 2013, è dedicato a quella classe sociale, i giovani, che di fronte alla crisi economica ha due sole possibilità:
- essere dimenticata
- venire usata come capro espiatorio
Parlando con i miei coetanei greci ho vissuto il difficile rapporto di amore-rabbia-odio col quale convivevano. Un processo per il quale l'amore per il proprio Paese e il filo rosso che li lega alla loro maestosa cultura millenaria ricca di sfaccettature, è ben rappresentata dalla loro tipica accoglienza, dalla voglia di vivere impressa nei loro sorrisi. Sorrisi che si sono persi del tutto negli scatti fotografici che negli ultimi anni hanno descritto in maniera ipocrita la società greca.
La rabbia dei giovani verso quei giornali internazionali che si sono fermati un paio di giorni, giusto il tempo per rubare alcune facili fotografie di scontri e manifestazioni di strada, senza soffermarsi a chiedersi chi ci fosse, individualmente, dietro le rivolte.
Una notorietà improvvisa per questo popolo spesso citato nelle riviste turistiche, famoso per la bellezza delle sue isole e per le sue spiagge affollate d'estate. Tornare a casa e paragonare volti e gesti di persone all'anonimia di una crisi economica, tra scatti rubati e soprattutto ripetitivi, è stato vissuto come un gesto ipocrita. La rabbia si trasforma poi in odio, l'odio verso i violenti fascisti, che popolano oramai anche l'immaginario linguistico dei ragazzi, degli studenti. Un odio che si espande e che riconosce tra i suoi nemici quello principale: la polizia. Le ronde notturne degli agenti cinici e corrotti, dai quali bisogna guardarsi bene o evitare, anche se non si ha nulla da nascondere, anche se si è semplicemente dei cittadini. In questo paese frammentato, nel quale non si sa bene dove collocarsi, talvolta è meglio nascondersi e guardare avanti. Parlando del futuro l'incertezza nei loro discorsi aumenta, la paura di non avere piu una casa è giorno dopo giorno piu grande. Non è raro incontrare molti locali andati letterelmente in cenere: una via di fuga per i proprietari che decidono di prendere cosi i soldi dell'assicurazione lasciando tutto alle proprie spalle. Chi è meno fortunato e non ha piu i soldi per pagare un affitto, se possibile, ritorna dai propri genitori, mentre in molti altri casi cerca uno spazio occupato.
La Grecia di oggi è anche la Grecia di chi lavora, magari facendo un part time, è la Grecia dei ragazzi laureati che girano in auto sperando di non essere fermati da una ronda di poliziotti in moto per arrivare al prossimo locale e bere tra amici; che parlano di politica e che con l'aria rassegnata si definiscono non europei e incivili riferendosi alla città distrutta da loro stessi, per ricavarne qualcosa da lanciare alla polizia in un continuo confronto muto.
La Grecia dei cinesi, dei gitani e degli indiani che come fantasmi si aggirano per la città cercando di vendere la propria merce e che la sera dormono per strada.
La Grecia della periferia immobile, dei vetri rotti e delle scritte onnipresenti sui muri, prolungamento tangibile delle parole della musica rebetika, al cui suono si aggiunge di tanto in tanto quello di un motorino rapido che come un lamento accompagna lo sguardo degli spettatori.
Seguendo alcuni ragazzi miei coetanei e girando con loro la città,
ho compreso quanto Atene rappresenti al meglio la mia generazione:
ho potuto osservare dal punto di vista di chi attende qualcosa di non definito per un tempo non definito.
I giovani subiscono un domani che è frutto di un film girato 20 anni fa, sono attori inconsapevoli di un film a trama economica.
Con questi scatti ho voluto dare il mio contributo alla mia generazione, con l'augurio di smettere di vivere da attori inconsapevoli ed iniziare ad essere attori principali.
 
 
Simone Marchetti
 
© Simone Marchetti
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Un reportage realizzato nel febbraio 2013 ad Atene, Grecia. Seguendo alcuni ragazzi miei coetanei e girando con loro la città, ho compreso quant Read More

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