Tempio delle cinque scimmie
V'era un tempo in cui le scimmie dominavano la foresta.
Furono cinque le prescelte. Ogni giorno una di loro si recava al monte rosso, nel tempio sacro, per parlare agli spiriti affinché le proteggessero dai pericoli che il gigante di ferro preannunciava.
Al di là degli alberi dell'orizzonte c'era fermento. Qualcosa di grosso stava accadendo.
Avanzava giorno dopo giorno e si faceva largo fra i maestosi alberi che da secoli erano casa e riparo per le creature.
Costretti al gelo e alla tormenta, i superstiti, migrarono verso nord, in cerca di una nuova dimora.
Si lottava per il cibo, le risorse necessarie per la sopravvivenza di tutti erano scarse.
Iniziò una guerra fra le razze.
Durò secoli. Nessuno più ricordava il motivo per il quale era iniziata.
I volatili, dotati di ali, abbandonarono la foresta in cerca di speranza altrove, oltre l'orizzonte blu. Così perdemmo i messaggeri che tenevano a bada gli animi di chi, senza ali, non poteva vedere gli alberi dell'orizzonte.
Solo cinque, le più coraggiose riuscirono a salire in cima ai più alti fusti per scorgere l'impavido avanzare del gigante di ferro.
Fu un disastro che ci ridusse tutti alla fame.
Decidemmo di non procreare, per risparmiare i viveri. La stagione delle piogge era ormai iniziata e le abbondanze della foresta si facevano sempre più scarse.
Furono cinque le prescelte. Ogni giorno una di loro si recava al monte rosso, nel tempio sacro, per parlare agli spiriti affinché le proteggessero dai pericoli che il gigante di ferro preannunciava.
Al di là degli alberi dell'orizzonte c'era fermento. Qualcosa di grosso stava accadendo.
Avanzava giorno dopo giorno e si faceva largo fra i maestosi alberi che da secoli erano casa e riparo per le creature.
Costretti al gelo e alla tormenta, i superstiti, migrarono verso nord, in cerca di una nuova dimora.
Si lottava per il cibo, le risorse necessarie per la sopravvivenza di tutti erano scarse.
Iniziò una guerra fra le razze.
Durò secoli. Nessuno più ricordava il motivo per il quale era iniziata.
I volatili, dotati di ali, abbandonarono la foresta in cerca di speranza altrove, oltre l'orizzonte blu. Così perdemmo i messaggeri che tenevano a bada gli animi di chi, senza ali, non poteva vedere gli alberi dell'orizzonte.
Solo cinque, le più coraggiose riuscirono a salire in cima ai più alti fusti per scorgere l'impavido avanzare del gigante di ferro.
Fu un disastro che ci ridusse tutti alla fame.
Decidemmo di non procreare, per risparmiare i viveri. La stagione delle piogge era ormai iniziata e le abbondanze della foresta si facevano sempre più scarse.
Al suo termine spazzò via quel poco che restava del suolo.
Non v'era più ombra a riparare la nostra terra.
Pochi rimasero, degli altri si perdevano man mano le tracce al calar della notte.
Fu un mattino arido la prima volta che la vidi.
La sua pelle non aveva manto o piume.
Aveva due occhi, simili ai nostri, ma la loro luce era annebbiata. Erano occhi che non riuscivano a vedere oltre ciò che il riflesso della luce proiettava.
Mieteva la terra sterrata che il gigante aveva diserbato da alberi e flora coprendola di catrame e sassi.
Mi guardò negli occhi, incuriosita dalla mia presenza. Come se fossi di troppo di fronte al suo operare incessante.
Mentre mi osservava capii che il suo compito era quello di rendere arido eterno il suolo che per secoli ospitò la nostra casa.
Pochi rimasero, degli altri si perdevano man mano le tracce al calar della notte.
Fu un mattino arido la prima volta che la vidi.
La sua pelle non aveva manto o piume.
Aveva due occhi, simili ai nostri, ma la loro luce era annebbiata. Erano occhi che non riuscivano a vedere oltre ciò che il riflesso della luce proiettava.
Mieteva la terra sterrata che il gigante aveva diserbato da alberi e flora coprendola di catrame e sassi.
Mi guardò negli occhi, incuriosita dalla mia presenza. Come se fossi di troppo di fronte al suo operare incessante.
Mentre mi osservava capii che il suo compito era quello di rendere arido eterno il suolo che per secoli ospitò la nostra casa.
