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Siamo nel 2007.
Siamo nel 2007.
Un anno dopo le luci di Torino2006.
Un anno prima di Torino World Design Capital. Ed è inverno.
La neve non cade ancora, ma il cielo plumbeo
e l’aria ghiacciata si infilano sin nelle ossa.
E la signora Maria, madamina torinese sull’ottantina,
davanti ad una tazza di cicolata ripensa ai tempi che furono.
A quando faceva escursioni in montagna,
in compagnia degli amici di sempre.
A quando, in fabbrica, con le mani gelate,
chiudeva le scatole di biscotti.
A quando, i suoi figli, consegnavano giornali in bicicletta
alle 6 del mattino avvolti dalla nebbia.
A quanto avrebbe fatto carte false
per una tazza di liquido bollente, che scalda il corpo.
Proprio quì, in una cucina della periferia di Torino,
Proprio quì, in una cucina della periferia di Torino,
la signora Maria e sua nipote Cristina hanno un’illuminazione.
Un prodotto, nuovo, ma con solide radici nel passato.
Una fusione, tra elementi diversi, all’apparenza incompatibili.
Un’idea, che rivoluziona l’universo della bevanda calda.
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