Non avrei immaginato, negli anni ’70, che ci saremmo trovati in un luogo in cui poter “vedere” tutte le immagini che un fotografo poteva riprendere e voleva condividere.
Da tutto il mondo. Succede qui su Behance, ma anche su Unsplash e Pixabay, e in decine di altri luoghi virtuali, web site traboccanti di immagini.
Dettagli, ombre e luci, sguardi. E poi mare, scogli, cieli tempestosi e calme iridescenti. Potrei mai fare altrettanto?
La risposta è semplice: non basterebbero dieci vite, e la mia è in discesa.
Sono stato in California. Credo fosse il 2014. Non ero lì per fare fotografie, quello era solo un accessorio.
Stavamo andando a sud, dalla Silicon valley verso Monterey. Cominciammo a salire in mezzo ai boschi. Vidi tanti alberi, uno più straordinario dell’altro. Ma non potevo fermare la macchina, dovevamo andare.  L’idea dell’albero che li contiene tutti, dell’albero “icona” nacque lì, in quel momento. Ma non potevo fotografarlo, non bene come ha fatto Tim Peterson.  Bravo Tim: me lo presti?
Questa icona fu ciò che “vedevo” ma non quello che “sentivo”.
La potenza della nostalgia, la fine di un’epoca, l’inizio di un’altra, la forza inarrestabile della vita, della luce, dell’atmosfera. Colori saturi, potenti. Vita e morte. La secchezza dell’inevitabile. Un sentimento struggente ma così potente da aver attraversato una decina d’anni. Così, quando ho visto la fotografia di Tim su Unsplash, non ho resistito: dovevo visualizzare il sentimento che non potei fissare in pellicola in quel momento, ammesso che fossi stato così bravo.
Quindi mi sono messo all'opera con quello che so fare: prendere un'immagine e trasformarla nel mio "sentire". Ho aperto Photoshop e ho convertito l'immagine in B&W. Così:
Poi ho posterizzato a due livelli (B&W) per ottenere una silouette, soprattutto nella punta superiore del ramo più estremo, quasi a diventare un disegno a china piuttosto che una foto.  Per ottenere l'effetto desiderato ho agito sui colori nel livello di conversione. Volevo il cielo bianco.  Ovviamente si perde il dettaglio delle nervature del legno al centro, ma quello, lo sapevo, doveva ospitare il colore.
Poi ho selezionato il nero, creato un nuovo livello vuoto e selezionato l'indaco, che è un blu pieno, intenso, ma senza rosso. L'occhio vede il rosso che non c'è perchè l'equilibrio cromatico col giallo è il viola. Ma io volevo indaco, freddo come la morte, l'upgrade di un cielo africano.
e adesso ci voleva il contrasto violento: il giallo rgb 248, 228, 9. Questo:
L'ho usato per la selezione del bianco.  L'immagine diventa:
Dove il blu indaco ha virato al viola, l'occhio lo scalda con un rosso che non c'è. La materia legnosa è diventata spirito puro e l'icona dell'albero non è più una fotografia ma un'immagine astratta, una grafica, che descrive emozione pura. In fondo è abbastanza semplice: si tratta di un'immagine a due colori, il blu e il giallo.
Poi ho tagliato l'immagine nelle proporzioni tipiche del portrait da smartphone (1,7777) tagliando via la terra sottostante, come nell'immagine iniziale. Con il taglio l'immagine si innalza verso l'alto, perde le radici terrene e diventa puramente spirituale, focalizzando tutta l'energia sulla punta superiore del ramo secco, un dito della morte che si alza verso il cielo.
Devo ringraziare l'albero il cui scheletro ancora appassiona e vive dentro di me, e Tim che ha scattato quella foto e poi l'ha voluta condividere su Unsplash: Foto di Tim Peterson su Unsplash
icona di un albero
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