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Singapore Songlines VS Marostica in Walkabout

RAL - Radical Architecture Lectures           RAL Fanzine_ public voices of RAL          maggio 2014
 
 
Ricardo Lunardon
 
SINGAPORE SONGLINES VS. MAROSTICA IN WALKABOUT
La tenuta dell'Occidente al turbocapitalismo spietato delle città asiatiche in avanzamento.
 
Un'idea chiara di come si vorrebbe il mondo. Giancarlo De Carlo dice che di architettura, come di urbanistica, si può discutere in due modi: o come se fosse un'attività autonoma che si definisce da sola, attraverso quel che produce con gli strumenti della propria specializzazione (quindi i suoi oggetti: gli edifici e le opere); oppure come un sistema di comunicazione e di espressione che si può decifrare soltanto se si conosce il contesto in cui sono emessi e ricevuti i messaggi (quindi i processi di interrelazione con le vicende umane). Entrambi i metodi, se di metodo si può parlare, forniscono indicazioni importanti. Ma il secondo porta più lontano.
 
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Rem Koolhaas continua l'esplorazione del rapporto tra contemporaneità e storia all'interno di un sistema politico differente dalla democrazia occidentale. Il titolo (Songlines) riecheggia Le Vie dei Canti di Bruce Chatwin, dove le canzoni aborigene rimandano ai miti di fondazione di un luogo. Ne emerge che mentre una città di nuovo conio, come Singapore, è destinata a continua  trasformazione che istituisce una storia e una artificialità non sterile, noi rischiamo di diventare Singapore, perché tutto ciò che abbiamo ereditato (economia, urbanistica, architettura) sembra trasformarsi in artificiosità o sottrarsi al nostro controllo, come uno junkspace, uno spazio spazzatura che si afferma attraverso un «autoritarismo senza autore».
[Pierluigi Panza, Corriere della Sera, 04.07.2010]
 
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È nel mezzo di questi due concetti che per me sta la verità di quello che siamo in Europa oggi, in Occidente, in Italia, a Marostica. Non è la forza bruta di una “nuova città interamente costruita in tempi rapidi, priva di storia, e di tutti quegli archetipi spaziali che noi in Europa riteniamo necessari affinché vi sia una città: strade, viali, piazze. Costruita con schemi tipologici che somigliano a quelli di un'immensa periferia”. Qui, nell'”Alpe Adria” lo spazio sembra quello di Broadacre City di FLW, tanto che nella Carta di Asiago del 2004, Paolo Feltrin, stimato politologo, ne parla senza dare a cesare quel che è di Cesare con discorsi già enunciati 100 anni fa, indicando nella PTRC del Veneto le sue intuizioni sociopolitiche: “la verticalizzazione degli spazi produttivi, a mio parere, rappresenta la soluzione”, e ancora “l'orizzontale contro il verticale”, “si dovrebbe far distinguo tra spazi abitativi e spazi lavorativi”, e ancora “i nuovi nodi di rete…attorno ad un casello autostradale si crea quasi sempre un nodo, attorno al quale le strutture del terziario tendono a stabilirsi”. Novità le chiama, “a mio parere…”. Broadacre City 1934 si chiamano! Si chiamano “La Città Vivente”, si chiamano H.C. Price Company Tower a Bertlesville, la casa sulla Mesa, le fattorie nella campagna, le Usonian House, la zona dei quartieri suburbani dei Quadruple Block e i disegni per le intersezioni stradali su più di due livelli! Tutte cose già predette, tutte cose previste e puntualmente verificatesi, già analizzate dal buon vecchio Frank.
 
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Frank Lloyd Wright diceva: «Poiché l'accentramento era la “monarchia” naturale (in architettura l'asse maggiore e l'asse minore) gli uomini erano obbligati ad accentrare e a rotare il più vicino possibile intorno ad un rafforzato centro comune, per qualsiasi auspicabile sfruttamento dell'unità uomo. L'idea della democrazia rappresenta il suo contrario. Il decentramento - reintegrato - ne è il riflesso: molte libere unità che sviluppano energia mentre imparano a funzionare e a svilupparsi insieme in spazio adeguato, e con la libertà reciproca diventa reale».
 
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Broadacre City, una città libera dalla composizione centrifuga.
Lo Spirito dell'Arte Creativa è: individualità, spirito della libertà, educazione all'integrità.
Individualità, non artificiosità dettata dall'uso e abuso del materialismo.
 
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Gli abitanti di Singapore, come di Shanghai e delle megalopoli asiatiche io li vedo come piccole formichine laboriose, schiave di un progetto progressista che non lascia vie di fuga. Come nel film di Fritz Lang, Metropolis: uomini alienati dalla macchina del progresso, che poi si scateneranno nella rivolta totale. Rafforzato centro comune, per qualsiasi auspicabile sfruttamento dell'unità uomo.
 
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Sta in questi ultimi due passi la chiave del successo della resistenza della città occidentale dal “caos come caos ideato, brutta come bruttezza progettata, assurda come una assurdità voluta” della città di Singapore descritta da Koolhaas nel suo saggio, la Singapore che immaginava già dal 1995 sul tomo S,M,L,XL e che ha contribuito egli stesso a realizzare con progetti architettonico urbanistici. La realtà dell'Europa è ben diversa, come è ben diversa la derivazione che se ne può trarre dalle Vie dei Canti di Chatwin. Non c'è “l'autoritarismo senza autore” o il “fascismo senza dittaore”, di cui scrive Koolhaas in Junkspace. Nei nostri luoghi, ogni cosa trova riecheggiamento, una risonanza nella storia, una melodia già cantata ma sepolta dal materialismo, consumismo e globalismo della civiltà odierna. Tutti uguali si dice, tutto il mondo è paese. Ma non si riesce a capire che il senso di appartenenza è nei nostri geni, ed è quella la nostra salvezza futura, uniti nella diversità. Scrive Chatwin: «Quello che rende così difficile capire il canto aborigeno (diciamo allora primordiale) è nell'infinita accumulazione di dettagli. Tuttavia anche un lettore superficiale può intravvedervi un universo morale - morale quanto il Nuovo Testamento - in cui le strutture di parentela comprendono tutti gli uomini e gli esseri viventi, i fiumi, le rocce e gli alberi»
 
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In Singapore Songlines appaiono evidenti le drastiche trasformazioni della globalizzazione che hanno spazzato via tutti gli archetipi della forma classica di città, in questa tabula rasa dai cambiamenti economici in cui si fanno che questo accada è il peggiore di tutti i delitti possibili”.
 
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Singapore ha trovato il suo canto, ma è un canto che suona come un comando per un disegno politico, e un progetto d'ingegneria sociale. È una tabula rasa di “stecche verticali” in cui Lee Kuan Yen a partire dal 1959 dà corpo a una “sostanza urbana” senz'anima né storia, senza passato né stile che, per quanto esotica, asiatica e lontana ci mostra un volto tetramente familiare.
[Alessandra Iadicicco, La Stampa, 06.04.2010]
 
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Allora qui, in Europa, come a Marostica, si richiamano le forze a riunione spirituale: Giancarlo De Carlo, Italo Calvino, Bruce Chatwin, e FLW. Ma chiamo anche vicino a me lo stesso Rem Koolhaas, che è molto più che un grande architetto. È un narratore visionario, uno sceneggiatore urbanista, uno scrittore, un analista esoterico, capace di forgiare una specie di lingua liofilizzata per la descrizione delle nostre e delle loro città.
 
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Marostica è stata forgiata in Walkabout, è una rete infinita di Vie dei Canti di tempi remoti che sono giunte a volte a noi, per l'occhio dell'osservatore attento, nitide come un sogno ad occhi spalancati, visioni pulite dalla polvere del tempo e dalla cecità del globalismo consumistico che tutto divora, che non riconosce più l'alba da un tramonto, o dove si trova la Stella Polare, che pure è sempre lì fissa nel cielo dalla notte dei tempi, e non cambia come le costellazioni. Eppure le nostre città sono la trasposizione sulla Terra di allineamenti celesti, direttrici astronomiche e sostiziali, centri di venerazione della dea delle Acque, Retia, del dio del Sole, della dea della Luna, di Vulcano, dei Silani, delle ninfe e degli oracoli. Non esiste città europea senza le sue songlines. E non esiste città cinese o asiatica senza i principi base dei Feng Shui vecchio di migliaia di anni anch'esso.
 
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“Un canto fa contemporaneamente da mappa e da antenna. A patto di conoscerlo, sai sempre trovare la strada”. A questo punto, e solo a questo punto, io strizzo l'occhio a Koolhaas, che ha intravisto nella Via dei Canti una nuova energia propulsiva della città del futuro.
 
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Il nome di Koolhaas è una legione di date, forme, luoghi e idee. Il progettista della magnifica Central Library di Seattle (2004). Il compositore matematico astrattista della Casa do Musica di Porto (2005). Poi la Cctv, la sede della televisione pubblica cinese, a Pechino, struttura che mangia se stessa, anello di Moebius, percorso lanciato ai limiti di ciò che Euclide suggerirebbe di proiettare nell'aria.
 
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Rem ed il suo super-allievo Bjarke.
Less or More? Yes is More!
Cosa si farà a Marostica?
Si deve continuare a mescolare il vernacolare con il lessico modernista, per continuare con una identità culturale propria, sennò a noi la strada per Marte o qualche altro Pianeta per la fondazione di nuove e strabilianti “città invisibili”. Si potenzieranno strutture dismesse con linguaggi architettonici nuovi, radicali e contemporanei. Si ridurranno le tante case a schiera che compongono una contrada in un nuovo superelemento che ingloba nuove strabilianti funzionalità. Efficienti ed efficaci, capaci di produrre reddito e autosufficienza. Si deve decostruire per ricostruire una continuazione della Via del Canto precedente, riconoscendo l'identità matrice del contesto. Solo nella grande scala delle micro architetture unite in un unicum di identità l'architettura può dissociarsi dagli esausti movimenti ideologici e artistici del modernismo e del formalismo, per riacquistare la sua strumentalità come veicolo di modernizzazione.
Marostica potrebbe divenire così il paradigma di ogni nuovo intervento nel territorio della Pedemontana, rappresentato, usando una affermazione di Eugenio Turri, non dall'alluvionamento urbanistico di capannoni dismessi, villettopoli e sobborghi anonimi, ma un alluvionamento di segni della storia e di identità culturale del passato, prossimo o più remoto. Tante sono le storie da rivitalizzare. Tanto il patrimonio da recuperare, creando però momenti di nuova economicità e opportunità di lavoro. Si da alle cose nuova e singolare continuativa identità. E la misura nel contesto locale sarà scelta tra “S,M,L,XL”. I junkspace verranno rivitalizzati. Per le ragioni sovaesposte la giusta dimensione la si troverà tra
 
L - XL
 
Macro-meta progetti in cui è l'insieme delle individualità che farà la differenza, il gioco di squadra dei pedoni sulla scacchiera che darà scacco matto!
 
 
Ricardo Lunardon
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Singapore Songlines VS Marostica in Walkabout
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Singapore Songlines VS Marostica in Walkabout

Retrospective about Rem Koolhaas wrong Songline junkspace lectures in order to Aboriginal Ways of Learning.

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