Confezione artigianale di una tutulette e del suo corpino per il balletto
Dopo aver terminato la confezione del tutù ho realizzato una ricerca storica ricostruendo una linea del tempo di questo capo danza, dalle sue più remote origini, le sue evoluzioni fino ad arrivare all'avanguardia sartoriale di oggi.
Per concludere il progetto, ho realizzato, dato il tema "Il corpo in movimento", bozzetto e realizzazione sartoriale dello strato decorativo del tutù stesso, ispirandomi dal movimento futurista, dove per rendere l'idea del moto nelle arti visive tradizionali, immobili per costituzione, si serve delle “linee-forza”; poiché la linea agisce psicologicamente sull'osservatore con significato direzionale, essa, collocandosi in varie posizioni, supera la sua essenza di semplice segmento e diventa “forza” centrifuga. 
In particolare il mio focus si è posato sul dipinto de Gli addii, Quelli che restano. 
Quelli che restano sulla banchina sono linee dritte o ondulate, da su a giù, impossibile andare avanti, impensabile tornare indietro.
Immobili, sofferenti. In un limbo, incapaci - ma non è detto - di qualsiasi movimento. 
Chi e cosa sono quelli che restano?
Sono un punto di vista. Il treno è solo una metafora. C'è chi sale davvero su quel treno, va via eppure resta attaccato a ciò che si è lasciato dietro. E c'è chi resta sulla banchina. Fuori immobile e dentro un continuo agitarsi di sogni, paure, ansie.
La scelta è stata pensata per le particolari condizioni del capo (lavaggio, manutenzione, leggerezza, solidità, riducendo al minimo fastidio e ingombro), alcune limitazioni imposte dall'ambiente scolastico (materiali, costo, tema), e per il lavoro di gruppo: il tutù avrebbe dovuto dialogare sulla scena con un suo gemello, sia cromaticamente che per il progetto decorativo. La mia compagna di gruppo ha realizzato il gemello seguendo il secondo dipinto de Gli addii, Quelli che vanno.
Makin of Tutus
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